Fino al 2 marzo 2025 l’Institut Giacometti di Parigi ospiterà la mostra dal titolo “Giacometti/Morandi. Moments immobiles”, a cura di Francoise Cohen , in collaborazione con il Museo Morandi, settore Musei Civici di Bologna. A 25 anni dalla mostra intitolata “Alberto Giacometti, disegni, sculture e opere grafiche”, tenutasi al Museo Morandi, questa esposizione riunisce per la prima volta le opere di due grandi artisti del dopoguerra.
Pur essendo artisti distanti tra loro, sia Alberto Giacometti sia Giorgio Morandi hanno esplorato nuove dimensioni artistiche senza mai abbandonare la loro identità e, nonostante non si siano mai incontrati, le loro opere condividono una profonda connessione.
Per entrambi il loro atelier era un luogo di riflessione e ricerca continua. Per Giorgio Morandi l’atelier di via Fondazza a Bologna, rappresentava il rifugio della sua creatività, per Giacometti a Parigi la rue Hyppolite Maindron.
La retrospettiva aperta all’Institut Giacometti di Parigi fino al 2 marzo prossimo ospita anche la ricostruzione dello studio di Alberto Giacometti conservato dalla moglie Annette.
L’esposizione invita a riflettere sui modi attraverso i quali esperienze quotidiane e legami con figure familiari e oggetti abbiano influenzato l’opera di entrambi gli artisti, conducendoli verso una ricerca dell’essenziale.
La vita contemplativa di Morandi a Bologna e quella estiva trascorsa a Grizzana alimentarono la sua passione per la natura morta. Profonde furono, invece, le radici di Giacometti con la Svizzera, nonostante abitasse a Parigi e questo emerge scorrendo le figure della sua arte, dalla moglie Annette al fratello Diego.
La mostra raccoglie opere provenienti dalla Fondazione Giacometti e prestiti dal museo Morandi di Bologna, dando vita a un calendario cronologico che contraddistingue le carriere di entrambi gli artisti, dal 1913 al 1965. Quattro sono i capitoli in cui si articola il percorso espositivo. Il primo è quello dedicato agli anni della pittura in atelier, luogo fondamentale per la produzione artistica di entrambi, il secondo è rappresentato dalla sezione in cui viene approfondito il ruolo dei legami familiari, protagonisti di numerose opere. È poi presente un capitolo che riunisce le esperienze dei due artisti sulla scia delle avanguardie, da una parte i dipinti metafisici di Giorgio Morandi, affini alle produzioni di Carlo Carrà e Giorgio De Chirico, dall’altra il periodo surrealista di Giacometti . Infine la sezione in cui la rappresentazione del reale è colta nelle nature morte di Morandi e nelle sculture della produzione matura di Giacometti. Questi, che ebbe come primo maestro il padre, dal villaggio svizzero di Stampa, cui rimase sempre molto legato, si trasferì a Parigi dove studiò scultura con Bourdelle e, dopo una fase inizialmente cubista, divenne membro del movimento surrealista, dal quale si distaccò nel 1935, concentrandosi sull’individuo umano, colto nella sua solitudine esistenziale. Mentre Giacometti raggiunse già in vita una fama mondiale, Morandi fu celebrato in Italia , ma rimase, durante la sua vita, poco conosciuto all’estero, anche in Francia. La critica internazionale negli ultimi decenni ha compreso il valore straordinario delle sue pitture, presenti nei musei di tutto il mondo.