In un contesto segnato da una contrazione generale del mercato dei vini pregiati, l’Italia continua a guadagnare terreno nella prestigiosa Liv-ex Power 100, la classifica annuale che valuta le performance dei brand di fine wine sul mercato globale. Per alcuni aspetti, l’Italia è riuscita persino a superare i giganti francesi.
Al vertice della classifica si trova Vega Sicilia, storico marchio spagnolo fondato nel 1864 da Eloy Lecanda e ora guidato dalla famiglia Alvarez, che compie un notevole balzo in avanti di 55 posizioni. Subito dopo, al secondo posto, si colloca Gaja, simbolo delle Langhe e primo marchio italiano in graduatoria, che continua a scalare posizioni anno dopo anno: era settimo nel 2023 e addirittura al 38° posto nel 2022. Secondo Liv-ex, il successo di Gaja è dovuto a una costruzione meticolosa della reputazione del brand, consolidata nel tempo. Negli ultimi 12 mesi sono state scambiate ben 70 annate di 13 diverse etichette Gaja, un dato che riflette la sua stabilità anche in un mercato in calo.
In terza posizione si distingue Tenuta San Guido, che avanza di 54 posizioni grazie alla stabilità dei prezzi e all’ampia disponibilità delle sue annate. Il Sassicaia, punta di diamante della tenuta, si conferma una scelta sicura anche in un mercato ribassista. Ad esempio, il Sassicaia 2020 è stato uno dei vini più scambiati per valore (terzo posto) e volume (ottavo posto).
Tra gli altri marchi della top 10, emergono avanzamenti significativi come quello di Mouton Rothschild, che passa dal 12° al 7° posto, e battute d’arresto come quelle di d’Yquem (da secondo a quinto) e Cheval Blanc (dal sesto al decimo). Al 12° posto si trova Domaine Leflaive, leader del 2023, mentre Dom Perignon compie un grande balzo in avanti, passando dal 48° al 14° posto.
La Borgogna, pur mantenendo il maggior numero di marchi in classifica (30), ha registrato il calo più marcato: alcuni nomi di spicco, come Kei Shiogai e Domaine des Comtes Lafon, sono addirittura usciti dalla Power 100. Questo riflette una domanda più incostante e un possibile ridimensionamento del mercato dei collezionisti. Anche il Bordeaux mostra segnali di difficoltà: marchi come Figeac, Cos d’Estournel e Vieux Château Certain faticano a mantenere il loro status. La situazione è aggravata da un eccesso di offerta, che ha saturato il mercato secondario, e da strategie di prezzo inefficaci, specie nella campagna En Primeur. Inoltre, la debolezza del mercato cinese ha contribuito a questa dinamica negativa.
Nonostante il contesto complessivo, l’Italia ha visto aumentare la sua presenza nella Power 100, passando da 13 a 22 marchi rispetto al 2023. Questo posiziona il paese al terzo posto per rappresentanza, dietro la Borgogna e Bordeaux, ma con un trend decisamente positivo.
Tra i marchi italiani, Roagna si distingue tra i vini piemontesi, salendo al 15° posto rispetto al 46° del 2023. Giuseppe Rinaldi e Giacomo Conterno restano centrali nella categoria Barolo, con Rinaldi al 18° posto (in calo) e Conterno al 20° (in ascesa, grazie al successo del Barolo Monfortino). La Toscana registra performance eccezionali: Biondi-Santi, sinonimo di Brunello di Montalcino, passa dal 35° al 23° posto, mentre Masseto compie un balzo dal 73° al 26°. Da notare anche l’impresa di Soldera Case Basse, che scala la classifica dal 199° al 45° posto, sottolineando il crescente appeal collezionistico dei vini di Montalcino.
Il mercato vinicolo italiano mostra un’evidente diversificazione, con i grandi nomi tradizionali affiancati da produttori emergenti che beneficiano dell’interesse internazionale. Le denominazioni classiche come Barolo, Brunello e Chianti Classico restano solide, mentre aumenta l’attenzione per le produzioni limitate e da collezione.
In un panorama generale di calo, i principali indici Liv-ex registrano una flessione: il Liv-ex 100 perde il 9,2%, il Liv-ex 1000 cala del 9,6%, e il Liv-ex Fine Wine 50 segna un -12,5%. Tra i sottoindici del Liv-ex 1000, l’Italia 100 si dimostra più resiliente, con una perdita contenuta del 4,1%.