Tutto pronto per domani, 7 dicembre, in occasione di Sant’Ambrogio, con l’inaugurazione della stagione del Teatro alla Scala. In programma La forza del destino di Giuseppe Verdi, sotto la direzione del maestro Riccardo Chailly. La regia è firmata da Leo Muscato, con scenografie curate da Federica Parolini, costumi di Silvia Aymonino e un suggestivo impianto luci di Alessandro Verazzi. Sul palco, tra i protagonisti, Anna Netrebko, Brian Jagde, Ludovic Tézier e Vasilisa Berzhanskaya.
L’evento sarà visibile in vari spazi cittadini grazie all’iniziativa Prima Diffusa e sarà trasmesso anche in diretta televisiva e radiofonica.
Dal 1° all’11 dicembre, Milano si anima con l’iniziativa Prima Diffusa, promossa dal Comune in collaborazione con Edison, per portare l’opera lirica in ogni angolo della città e coinvolgere un pubblico ampio e variegato, tra cittadini e turisti. Anche quest’anno l’evento accompagna la Prima della Scala con un ricco calendario di attività gratuite: guide all’ascolto, concerti, spettacoli, proiezioni, mostre, conferenze e incontri. Questi appuntamenti si svolgono in teatri, luoghi culturali, spazi pubblici e sedi inusuali.
L’assessore alla Cultura Tommaso Sacchi ha sottolineato come Prima Diffusa rappresenti un’importante occasione per rendere la cultura accessibile a tutti. Con la proiezione de La forza del destino di Giuseppe Verdi in oltre 30 luoghi della città, tra cui teatri, ospedali, istituti penitenziari e case di accoglienza, l’iniziativa promuove il valore inclusivo della cultura, favorendo la coesione sociale e rendendo la magia della Prima un momento di condivisione per tutta la comunità.
Curiosità
La forza del destino è un’opera di grande complessità drammaturgica. La sua prima versione debuttò a San Pietroburgo nel 1862, ma fu rivista da Giuseppe Verdi per una versione definitiva che approdò al Teatro alla Scala nel 1869. In quell’occasione, il compositore aggiunse la celebre sinfonia e apportò modifiche significative al finale. Tuttavia, l’opera manca dal palcoscenico scaligero dal 2001, quando fu eseguita dai complessi del Teatro Mariinskij di San Pietroburgo per celebrare il centenario verdiano. L’ultima esecuzione da parte dell’Orchestra e del Coro del Teatro alla Scala risale invece al 1999. Dopo 25 anni, questa attesa riproposta segna un importante ritorno.
La serata inaugurale di Sant’Ambrogio sarà dedicata alla memoria di Renata Tebaldi, nel ventesimo anniversario della sua scomparsa. La celebre soprano fu un’indimenticabile Leonora alla Scala nel 1955, sotto la direzione di Antonino Votto. La rappresentazione seguirà integralmente la versione del 1869, adattata da Verdi per il teatro milanese e basata sull’edizione critica curata nel 2005 da Philip Gossett e William Holmes per la casa editrice Ricordi.
La trama de La forza del destino
La forza del destino, melodramma in quattro atti con libretto di Francesco Maria Piave (successivamente adattato da Antonio Ghislanzoni per la versione milanese), si basa sull’opera teatrale di Ángel de Saavedra, duca di Rivas. La vicenda intreccia temi universali come il fato, la vendetta e la redenzione, accompagnati da una partitura intensa che amplifica le emozioni dei protagonisti.
Ambientata nel Settecento tra Spagna e Italia, la storia si sviluppa nell’arco di diciotto mesi. Al centro del dramma c’è Donna Leonora, una giovane nobile innamorata di Don Alvaro, un uomo coraggioso e sensibile ma socialmente emarginato per le sue origini. I due progettano di fuggire insieme, ma Leonora, divisa tra l’amore e la devozione al padre, è assalita dai dubbi. Quando Alvaro giunge a prelevarla, i due vengono sorpresi dal marchese di Calatrava, padre di Leonora. Ne segue uno scontro durante il quale, per un tragico incidente, un colpo di pistola esploso da Alvaro colpisce a morte il marchese. Da quel momento, le vite dei due amanti prendono strade separate.
Don Carlo, fratello di Leonora, giura vendetta per la morte del padre. Intanto Leonora si rifugia in un monastero, travestita da uomo, dove rivela la propria identità a un frate, che le offre protezione. Nel frattempo, Alvaro si arruola nell’esercito e si distingue come capitano. In un’inaspettata svolta del destino, salva la vita di un compagno che si rivela essere proprio Don Carlo. Quando Carlo scopre chi è davvero Alvaro, il passato torna a tormentare entrambi.
L’opera culmina con un epilogo carico di pathos, ambientato nel monastero dove si sono intrecciati i fili del destino. Tra duelli, riconciliazioni mancate e colpi di scena, si assiste a un finale tragico, che richiama la fatalità della tragedia greca. Attraverso questo dramma, Verdi esprime un’energia emotiva che alterna il senso di ineluttabilità al desiderio di libertà e redenzione.