Il real estate “storicamente ha mostrato una bassa correlazione con l’azionario e una correlazione leggermente negativa con l’obbligazionario, candidandosi ad asset class potenzialmente ideale per diversificare un portafoglio bilanciato, oltre che driver verso i mega trend di cambiamento strutturale dell’economia, come decarbonizzazione, digitalizzazione, deglobalizzazione e cambiamenti demografici”. Lo ha detto Giacomo Cristofori, head of Italy and Iberia, investment sales specialists real estate & private markets, di Ubs Am, parlando di asset alternativi in termini di creazione del portafoglio e di opportunita’ nel real estate.
“Da marzo 2022, in coincidenza con l’incremento repentino dei tassi ufficiali di sconto, il real estate ha subito un’ampia dislocazione di prezzi e volumi: ci attendiamo una stabilizzazione nel corso del 2024 e la generazione di una finestra unica di entrata nell’asset class a partire dal 2025 e negli anni successivi”, ha detto Cristofori, sottolineando che i settori nei quali si vede un grande potenziale “sono poco sviluppati nel mercato immobiliare italiano, per esempio, il residenziale a reddito, o inesistenti, per esempio, il life science”. Inoltre, questo mercato rappresenta meno del 5% dell’universo investibile istituzionale globale. “Complice anche la mancata correlazione tra mercati immobiliari di diversi continenti, crediamo che possa essere opportuna una diversificazione globale di questa asset class”, ha spiegato Cristofori, sottolineando che “l’accesso a un’allocazione globale nel real estate e’ resa piu’ agevole dalla diffusione di strumenti evergreen ovvero fondi semi-chiusi che consentono di minimizzare la J-curve e, seppur rimangano un investimento non liquido per un orizzonte di lungo termine, consentono, in condizione di mercato normale, di programmare i tempi di uscita”.