I social media possono essere la svolta o la rovina per chi li utilizza: un singolo errore, infatti, può trasformare anche la più amata delle personalità pubbliche in un reietto da dimenticare, una vera e propria damnatio memoriae contemporanea e collettiva.
Anche l’alta moda deve fare attenzione a interagire con il web, sempre più attento alle parole, alle azioni e alle scelte dei grandi protagonisti dell’industria: dallo scandalo Balenciaga fino alle incessanti richieste di trasparenza rispetto ai metodi di produzione e alle pratiche di sostenibilità, infatti, gli utenti di tutto il mondo non hanno paura di esprimere il proprio dissenso e hanno assunto il ruolo di giudice, giuria e boia digitali.
Se questa dinamica può avere condizioni disastrose, altre volte si rivela come un’arma essenziale per sollevare controversie più che rilevanti.
Ne è un esempio il recentissimo scandalo che ha coinvolto Zara, in seguito alla nuova campagna pubblicitaria del marchio, in cui numerosi manichini smembrati sono avvolti da buste bianche (che ricordano, purtroppo, sacchi da cadavere) e trasportati sulle spalle da una modella: fotografie che, per gestualità, elementi e colori, hanno ricordato a moltissimi utenti i tristi scatti che ritraggono i sopravvissuti al genocidio in Palestina costretti a trasportare i corpi dei propri cari.
Ciò ha innescato un boicottaggio internazionale e una corsa ai ripari da parte di Zara, che ha negato qualunque riferimento agli eventi di Gaza e che ha puntualizzato come la campagna per la collezione Atelier sia stata preparata tra i mesi di luglio e settembre; questa giustificazione, tuttavia, non ha convinto gli utenti, soprattutto per i legami tra il canadese-israeliano Joey Schwebel, presidente della linea israeliana di Zara, e il deputato anti-palestinese Ben Gvir, presidente del partito di estrema estrema destra Otzma Yehudit.
Anche Gucci, seppur per motivi diversi, si sta difendendo dalle critiche dei social media: gli addobbi natalizi preparati in Galleria Vittorio Emanuele a Milano. infatti, non hanno per nulla convinto il grande pubblico, che, anzi, ha espresso un sincero disgusto guardando la piramide di gift box alta più di 8 metri, proposta come albero di Natale.