Forbes riassume questo 2023, ormai arrivato agli sgoccioli, attraverso cento donne che ne hanno segnato l’evolversi da un punto di vista politico, culturale, sociale e artistico.
Una classifica che ogni anno ci permette di delineare l’importanza di figure essenziali, scelte dalla rivista statunitense in base a quattro parametri ossia denaro, impatto, ambito di riferimento e influenza sui media; quello che emerge è un susseguirsi di donne provenienti da aree diverse dal mondo ed eccellenze del proprio settore, da leader mondiali a cantanti di grande successo come Taylor Swift, Beyoncè e Rihanna.
Sul podio troviamo Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione Europea, Christine Lagarde, Presidente della Banca Centrale Europea, e Kamala Harris, Vicepresidente degli Stati Uniti d’America; il quarto posto va invece all’imprenditrice statunitense Mary Barra, amministratrice delegata di General Motors, seguita a ruota da Abigail Pierrepont Johnson, CEO e amministratore delegato della società di investimento americana Fidelity Investments (FMR), e da Melinda French Gates, informatica ed ex-moglie di Bill Gates.
In settima posizione c’è presidente del Consiglio Giorgia Meloni, unica donna alla guida di un paese membro del G20, all’ottavo e nono posto l’imprenditrice Karen Lynch e la dirigente di Accenture Julie Sweet; chiude la TOP 10 Jane Fraser, Amministratrice delegata di Citigroup.
Una classifica di donne che si sono fatte strada in un mondo patriarcale e ricco di ostacoli, ma che al tempo stesso rappresentano una sezione minuscola dell’esperienza femminile: si tratta, se si esclude Kamala Harris, di donne bianche, non sempre benestanti, ma provenienti da paesi del primo mondo e, dunque, da realtà privilegiate.
Dovrebbe stupire, ad esempio, il nome della donna in fondo alla classifica: è quello di Mahsa Amini, la giovane aspirante avvocatessa curda, brutalmente uccisa dalla polizia morale di Teheran (le cosiddette Pattuglie dell’Orientamento) perché non indossava correttamente l’hijab; la drammatica morte di Mahsa ha segnato la storia dell’Iran, inaugurando una nuova era di lotta e martiri per centinaia di donne persiane e, soprattutto, diventando un simbolo universale di indipendenza femminile.