A Roma la violenza della guerra trova un nuovo sfogo creativo nel progetto G.I.O.V.E., iniziali di Galia, Irina, Olena, Volha ed Elena, cinque donne ucraine che, dopo l’invasione russa, si sono rifugiate in Italia e si sono riscoperte designer, attiviste e stiliste.
G.I.O.V.E., infatti, è un brand di abbigliamento e accessori artigianali, che intende celebrare il patrimonio estetico ucraino e rappresentare tutte le profughe che, come le sue fondatrici, sono lontane dalla propria terra natale.
Il marchio svelerà la sua prima collezione, intitolata Flower Collection, nella giornata dell’11 novembre alla Vaccheria e presto sposterà i propri headquarters all’Eur, ex appartamento del custode dell’IC Via Santi Savarino.
“La linea si compone di camicie in lino e magliette dipinte a mano, con sopra motivi floreali. Abbiamo realizzato anche borse e girocolli. Il tema è quello della rinascita, della speranza dopo la tragedia della guerra e della fuga” spiega Volha Marozava, presidente di Donne for Peace e membro del progetto, al fianco delle altre protagonisti di G.I.O.V.E. “Alcune delle donne che lavorano con noi erano ospiti dell’hotel Mercure West a Spinaceto, appena scappate dall’Ucraina. Diciamo il 30% di loro, tra il team delle creative e le altre che si sono offerte come modelle per la sfilata. Una piccola parte di loro ha acquisito una certa indipendenza, lavorano, vivono in affitto e parlano bene l’italiano”.
Un nuovo passo verso l’integrazione e il riscatto, che non coinvolge soltanto la comunità ucraina, ma tutta Roma.
“È un emozione ospitare la prima sfilata qui alla Vaccheria, un contesto di rara suggestione nato alla fine del 2021 per ospitare e mescolare i diversi linguaggi artistici, un’emozione e una scelta” commenta la minisindaca del IX Titti Di Salvo. “Tali sono le giovani stiliste, per lo più rifugiate dall’Ucraina, i cui modelli sfileranno l’11 novembre. Il valore aggiunto della sfilata è il messaggio di rinascita che sfilerà insieme ai capi presentati: la sfilata testimonia anche il successo del modello di accoglienza realizzata nel nostro territorio dalla Rete promossa dal Municipio con l’Associazione Donne for Peace”.