Se vent’anni fa presentarsi in un ufficio, in università o a scuola con abiti colorati, fantasie azzardate o scollature eccessive significava nel migliore dei casi ricevere un richiamo o essere rimandati a casa, oggi le cose stanno cambiando, una rivoluzione di costume che parte dai social media e dalla Generazione Z.
Su TikTok, infatti, è di tendenza proporre outfit e abbinamenti assolutamente personalizzati per le carriere più disparate, dal mestiere di insegnante fino a rappresentanti d’aziende, avvocati e CEO: tra chi accoglie con un entusiasmo innocente la prospettiva di recarsi in ufficio indossando sandali trasparenti e un succinto baby doll e tra chi riporta drasticamente gli utenti alla realtà, non si può negare che il concetto di dress code sia diventato ormai un argomento di discussione, qualcosa che vuole essere rielaborato e cambiato.
Come afferma il New York Times grazie all’articolo della giornalista Gina Cherelus, “Il tradizionale dress code da ufficio non esiste più da tempo. Tatuaggi, jeans e sneakers sono ormai la norma in molti luoghi di lavoro. Persino colossi della finanza come Goldman Sachs e JPMorgan Chase negli ultimi anni si sono “rilassati”, prendendo atto di una moda più casual. Se i crop top siano appropriati per l’ufficio dipende da a chi lo si chiede, ma sembra che molte aziende non siano particolarmente preoccupate da questi sviluppi”.
Un’altra questione emerge, tuttavia, da questa tematica apparentemente superficiale: non tutti hanno le possibilità economiche, infatti, di permettersi un intero guardaroba da ufficio da affiancare a capi adatti a tutti i giorni o a occasioni più formali. Se le generazioni passate preferivano far combaciare la propria vita privata e quella professionale attraverso i propri abiti, oggi la Gen Z non sembra disposta a fare lo stesso, richiedendo un riconoscimento individuale ed espressivo al mondo del lavoro.