Dopo Epilogue, Gucci presenta Aria: la nuova collezione che è molto più di una serie di capi. È un atto liberatorio dall’ordinario, che segna un’inevitabile rivoluzione (o evoluzione) nell’atto della presentazione, reso orfana dalla pandemia da Covid-19 e che avrà, probabilmente, il merito di segnare un nuovo corso della moda.
Il corso e ricorso della moda. Con Gucci Aria la maison si adegua e migliora il migliorabile. Le sfilate in presenza restano l’emozione di una calcata. Il digital è freddo, privo di sudore e sentimento. Per questo motivo, Alessandro Michele come un mago tira fuori dal cilindro un coniglio che è il mal d’essere di questo tempo sospeso e ne ottimizza le fattezze. Un’invettiva, ma sappiamo tutti che il digitale non può restituire tutto il lavoro compiuto dietro una collezione.
I due nomi uniti, che tanto hanno scatenato l’interesse di questi giorni, alla fine sono comparsi. Gucci e Balenciaga, sovrapposti nei ricami e nelle fantasie, in una composizione che farà impazzire i consumatori.
Lo show è andato in scena con un cortometraggio firmato da Floria Sigismondi, la regista visionaria dei videoclip musicali che aveva già collaborato con Maison fiorentina. In effetti il ruolo della musica ha un grande peso, oltre al ritmo, diventa una colonna con canzoni che citano la parola Gucci a più riprese.
“Arriva con la precisione di un rintocco, questo compleanno”, ha spiegato lo stesso Alessandro Michele, direttore creativo della maison. “Sono passati cento anni. Cento rivoluzioni terrestri che interrogano il fluire del tempo. Cento giri intorno al sole per tornare a quella primavera dove tutto si preparava a gemmare e a rifrangersi. Un tempo importante che deve essere festeggiato”.
Il tutto inizia con l’ingresso del Savoy club, che cita Guccio Gucci quando ha lavorato al Savoy hotel. “Gucci diventa per me un laboratorio di hackeraggio, incursioni e metamorfosi”, ha continuato Michele, “una fabbrica alchemica di contaminazioni dove tutto è in contatto con tutto. Un luogo di furti e reazioni esplosive: un generatore permanente di luccicanze e desideri imprevisti”. Con gesti che raccontano la preparazione a una festa, la passione per l’alta gioielleria viene svelata in passerella per la prima volta.
Ma ecco che il percorso prende vita, si sposa tra ricordi per una rinascita. “Ho saccheggiato il rigore anticonformista di Demna Gvasalia e la tensione seduttiva di Tom Ford”, ha aggiunto Michele, “ho sostato sulle implicazioni antropologiche di ciò che brilla, lavorando sulla capacità risplendente dei tessuti; ho celebrato il mondo equestre di Gucci trasfigurandolo in una cosmogonia fetish; ho sublimato la silhouette di Marilyn Monroe e il glamour della vecchia Hollywood; ho manomesso il fascino discreto della borghesia e i codici della sartoria maschile”.
Mix and match di stili: tailleur sartoriali, stivali da equitazione e uomo e donna che si scambiano i vestiti (oppure i ruoli, nella vita). Anni Ottanta e velluto, spalle larghe: perché nella vita di tutti i giorni ne abbiamo bisogno. Rocker da palcoscenico e abiti vintage ritrovati in mansarda: Alessandro fa un salto nel tempo. E tanto logomania. Sahariane ed equitazione, si ritorna a scrivere. E poi piume, faux fur ed effetti sparkling perché, dopotutto, anche un po’ di vanità non guasta (e ne abbiamo bisogno).