Il “New York Times” lo definì un “artista, compositore ed enologo”, sottolineando la sua maestria nel creare vini armonici. Giorgio Grai (1930–2019) è stato molto più di un enologo: è stato un visionario, un artigiano della miscela e un raffinato interprete dell’anima del vino italiano. Nato a Vienna da famiglia italiana, ha lasciato un’impronta profonda e duratura nel panorama enologico, affermandosi come uno dei protagonisti assoluti dell’enologia del Novecento.
La sua carriera iniziò in giovane età, ma fin da subito emerse il suo talento raro: la capacità di comprendere a fondo il potenziale di ogni vitigno e di valorizzarlo attraverso assemblaggi precisi, eleganti, mai banali. Collaborò con numerose cantine italiane – in particolare in Alto Adige, Trentino, Friuli Venezia Giulia – offrendo un contributo decisivo al miglioramento qualitativo dei vini di queste regioni.
Ma il vero tratto distintivo di Grai era la sua concezione del vino come opera d’arte. Ogni blend, ogni scelta di affinamento, ogni intervento in cantina era pensato per raggiungere un equilibrio perfetto tra struttura, acidità e complessità aromatica. Non sorprende che qualcuno lo abbia definito un “compositore di vini”: ogni bottiglia era una sinfonia studiata nei minimi dettagli.
I suoi rossi e bianchi – spesso frutto di sapienti assemblaggi – sono ancora oggi considerati esempi di eleganza, profondità e longevità. Grai credeva nel potenziale di invecchiamento del vino ben fatto, e i suoi prodotti lo dimostrano, evolvendo nel tempo con grazia e personalità.
Tra i vitigni che più stimava spiccava il Pinot Nero, varietà che in Alto Adige trova una delle sue migliori espressioni italiane. È proprio in omaggio a questa passione che recentemente è stato annunciato un Pinot Nero annata 2022 dedicato a Giorgio Grai: un tributo simbolico a un uomo che ha dato tanto alla viticoltura italiana, e che ancora oggi rappresenta una fonte di ispirazione per produttori e appassionati.
La sua scomparsa, avvenuta nel 2019, ha lasciato un vuoto nel mondo del vino, ma la sua eredità vive nei calici, nei suoi insegnamenti e nell’approccio artigianale che ha saputo trasmettere. Giorgio Grai non è stato solo un enologo: è stato un maestro del tempo, capace di creare vini che parlano ancora oggi.