È stata inaugurata sabato 1 giugno la mostra al primo piano di Villa Bertelli, nel cuore di Forte dei Marmi, dal titolo “Da Nomellini a De Chirico. I grandi post macchiaioli”. Rimarrà aperta fino al 30 giugno e comprende quaranta dipinti provenienti da una collezione privata.
“Un mese solo di esposizione – ha affermato il presidente di Villa Bertelli Ermindo Tucci – ma sono convinto che in tanti verranno a vederla. Le collezioni private attirano tanto perché sono composte da opere che raramente si trovano in giro”.
La mostra, promossa dalla Società di Belle Arti di Viareggio, è dedicata alla pittura di area toscana della prima metà del Novecento.
La rassegna, costituita da una pregevole selezione di circa 40 dipinti tutti di collezioni private, testimonia e propone all’attenzione del grande pubblico le opere delle maggiori personalità artistiche appartenute alla generazione successiva a quella dei macchiaioli, un gruppo di artisti, due generazioni di pittori allievi dei maestri della macchia, capaci di trasformare gli insegnamenti di questi ultimi in qualcosa di più moderno e rispondente al proprio tempo.
Il percorso della mostra documenta visivamente, attraverso un avvincente taglio cronologico e tematico, i modi espressivi di Plinio Nomellini, Renato Natali, Oscar Ghiglia, Ardengo Soffici e Mario Puccini. Grazie alle loro opere emerge la potenza di una pittura che ha saputo interpretare le trasformazioni della visione, di cui sono stati capaci artisti che hanno traghettato la lezione dei macchiaioli, rivisitandola e arricchendola, nel primo Novecento, dando origine alle prime Avanguardie, non solo a Firenze, ma anche a Livorno.
“Questa raccolta – sottolinea Elisabetta Matteucci della ‘Società delle Belle Arti’ – documenta un periodo affascinante e fornisce un’occasione unica per scorrere a livello visivo i vari paesaggi tematici e stilistici.
La prima delle quattro sale è dedicata al periodo a cavallo tra la Belle Epoque e l’inizio del nuovo secolo, dove il fil rouge è rappresentato dalle esperienze naturalistiche, più la brezza innovativa grazie alle correnti provenienti dal Nord Europa. La seconda sala punta, invece, al periodo in cui il colore, tra paesaggi e nature morte, a differenza della scuola fiorentina, è anteposto al disegno. La terza sala è un invito a viaggiare nella Livorno dell’Ottocento, crogiuolo di razze e lingue e fucina di artisti talentuosi, mentre la quarta sala rappresenta un inno agli anni Sessanta della post metafisica”.