Dallo show privato della rapper Ice Spice per la giovanissima North West fino alla più recente esibizione di Beyoncé a Dubai (valso un compenso per oltre 20 milioni di dollari), il trend dei concerti privati ha raggiunto il suo apice, diventando un vero e proprio must per la maggioranza delle star mondiali.
I nomi sono molti e sempre più celebri: si parla, infatti, di show a porte chiuse di Snoop Dog, Katy Perry, Drake, Flo Rida, Gwen Stefani, Black Eyed Peas, Rolling Stones e Sting; contro queste pratiche, invece, si schierano Bruce Springsteen, Taylor Swift e AC/DC.
Lo conferma il giornale The New Yorker, che per questi artisti riporta una paga a minimo sei cifre e audience sempre più ristrette ed elitarie.
Un sistema controverso, forse, ma che di fatto offre maggiori guadagni a tutti gli artisti che vi partecipano attivamente: togliendo tutte le spese di un concerto in uno stadio, talmente gravose che spesso riducono di molto il profitto percepito dagli artisti, gli show privati garantiscono il minimo sforzo per il massimo risultato.
Per questo motivo il New Yorker definisce questa tendenza come il passatempo della nuova aristocrazia mondiale, fatta di impresari, influencer e divinità delle corporazioni, un altro lusso che contribuisce, in modo esplicito, ad allontanare sempre di più la gente comune dalla vita dei ricchi e famosi.