A fine agosto Angelo Gaja ha spedito al Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe Dogliani una lettera intitolata “Dubbi” (clicca qui per visualizzarla), un’espressione retorica per contestare nero su bianco la gestione del Presidente Matteo Ascheri.
Montenapo Daily ne è entrato in possesso e ha atteso fino a oggi a pubblicarla perché stranamente nulla è trapelato pubblicamente delle contestazioni di Gaja al di fuori del Consorzio e sui media. Per vederci più chiaro a inizio ottobre abbiamo chiesto allo stesso Ascheri se avesse qualcosa da rispondere pubblicamente al grande vecchio del vino italiano (Gaja ha compiuto 80 anni il marzo scorso, ma ancora possiede la verve del giovane vignaiolo di un tempo). La risposta inizialmente è stata: “Maradona también fue un gran jucador”. Una risposta secca quanto ironica, che come ha in seguito spiegato Ascheri vuol dire che è ora che Gaja si metta da parte ed eviti di disturbare chi sta al comando. “Gaja ha espresso un suo punto di vista, che io rispetto, ma non condivido assolutamente. Credo che noi per primi dovremmo dare meno peso a questi pareri, che sono abbastanza capziosi. Certo dobbiamo riconoscere a questi personaggi tantissimo, sono stati dei padri e comunicatori fenomenali, l’importante è che non si trasformino in padroni. È chiaro il messaggio?”.
Ma chi, per davvero, si sta trasformando in padrone? Secondo Angelo Gaja Matteo Ascheri ha assunto troppe cariche così da perdere di vista il suo primo mandato, quello di Presidente del Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe Dogliani, che già riunisce la bellezza di 10 denominazioni. Mentre il vignaiolo di Bra ha assunto anche la scorsa estate il ruolo di Presidente del Consorzio Piemonte Land of Perfection, il che vuol dire che ha voce sulle strategie operative e promozionali comuni di tutta la realtà vitivinicola piemontese: 14 Consorzi del vino ufficialmente riconosciuti, oltre 44 mila ettari di vigneto, “che dalle province di Alessandria, Asti e Cuneo si estendono fino ai piedi delle Alpi. Un grande patrimonio enologico, per l’80% costituito dalle 18 Docg e 41 Doc regionali”. Insomma, un impegno (e un potere) non da poco. Eppure, contesta Angelo Gaja, quest’anno si sono compiuti almeno due pasticci. Il primo agli inizi di febbraio, con il Barolo Barbaresco World Opening a New York, il secondo la scorsa estate con la bocciatura della Riserva Vendemmiale per il 2020. L’evento della Grande Mela è costato oltre un milione di euro, una cifra, a dire di Gaja, spropositata per una manifestazione occasionale. Mentre l’Assemblea sulla Riserva Vendemmiale non è stata gestita nel migliore dei modi.
Due visioni opposte, insomma. Tuttavia, Ascheri va Avanti per la propria strada e solo due settimane fa ha annunciato l’idea di una nuova ambiziosa iniziativa, Piemonte Grapes, da tenersi ogni due anni a Torino o addirittura in diverse città italiane. Una sorta di Biennale dei vitigni autoctoni piemontesi.