Per capire come si vestono i Gen Z, i nativi digitali che dettano regole e tendenze sui social media, basta guardare un qualsiasi teen drama o scorrere per qualche minuto su TikTok: da Euphoria fino al più recente Mercoledì, il DNA fashion di questa generazione si articola in un forte recupero del passato e in una varietà di subculture potenzialmente infinita.
Per delineare al meglio questo labirinto di possibilità, arriva in nostro soccorso un sondaggio diretto da BoF Insights, in collaborazione con Juv Consulting.
Quest’indagine ci offre una visione più chiara sulle abitudini di consumo della Gen Z, almeno per quanto riguarda la moda: fattore essenziale da considerare è il costo dei capi, unico motivo per cui marchi fast fashion come H&M, Zara e Shein mantengono posizioni medio alte nella classifica dei marchi più amati dai giovani; la sostenibilità e l’inclusività, se economiche, sono tuttavia essenziali.
In prima posizione troviamo Nike, merito di una combinazione di modelli di abbigliamento e calzature casual, collaborazioni creative spesso high fashion come nel caso di Jacquemus e Martine Rose, prezzi accessibili e campagne di marketing di alto profilo che affrontano cause sociali, mentre segue poco dopo Gucci, esponente della high fashion mondiale che è riuscito a sedurre la Generazione Z.
In questo secondo caso, è stata l’impeccabile strategia di Alessandro Michele, nonché la sua stretta collaborazione con celebrità particolarmente amate dai più giovani (come Harry Styles, per esempio) a garantire una vera e propria Gucci-mania.
“Lo stato attuale della società è destinato a continuare e questo determina molto della psiche della Gen-Z… La capacità di spesa per i più giovani è particolarmente difficile da sbloccare perché il denaro è stato conquistato con molta fatica e questa generazione ha valori molto diversi”, ha dichiarato Diana Lee, direttore della ricerca e dell’analisi di BoF, dopo la pubblicazione del rapporto Gen-Z and Fashion in the Age of Realism.