Dal 2006 a oggi, gli introiti derivanti dalla Galleria Vittorio Emanuele II di Milano sono passati da 8 a 80 milioni di euro, garantendo un significativo apporto alle finanze del Comune. Questi fondi, come riportato dal Corriere della Sera, contribuiranno a sostenere il bilancio 2025, che verrà approvato entro la fine dell’anno.
Per il prossimo futuro, non sono previste nuove aste per gli spazi commerciali situati ai piani inferiori del celebre “salotto di Milano”, poiché tutti gli spazi disponibili sono già stati assegnati. La prossima tornata di gare avrà luogo nel 2030, quando scadrà il contratto con Louis Vuitton. Nel frattempo, il Comune ha avviato la messa all’asta di locali ai piani superiori per sfruttarli al meglio e incrementare le entrate.
Tra i casi più emblematici delle recenti assegnazioni spicca Dior, che versa oltre 5 milioni di euro all’anno per uno spazio di 324 metri quadrati, conquistato nel 2020 dopo un’intensa competizione con altri sei marchi di moda. Con 38 rilanci e una base d’asta iniziale di 950mila euro, questa è stata una delle gare più combattute da quando è stata introdotta questa modalità di assegnazione nel 2009.
Anche altri marchi di lusso contribuiscono significativamente alle casse comunali: Gucci paga 4,5 milioni di euro all’anno per 798 metri quadrati, mentre Tiffany versa 3,6 milioni di euro per 174 metri quadrati, con un costo record di oltre 20mila euro al metro quadro. Seguono Balenciaga e Moncler con 2,5 milioni ciascuno, e altri nomi come Fendi, Armani, Tod’s, Damiani e Chanel, con canoni annuali che variano tra 1,3 e 2,4 milioni di euro.