Si infiammano le piazze d’Italia in vista dell’annuale manifestazione a Roma di Non Una di Meno, movimento femminista e trans-femminista, fissata in data 25 novembre in onore della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
“Anche questo 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza di genere, con più rabbia che mai e per l’ottavo anno consecutivo, Non Una di Meno chiama la marea in piazza” ha annunciato l’associazione. “Quest’anno saremo in due città che per noi rappresentano bene l’urgenza di questo momento storico, a Roma e Messina, per permettere a più persone possibile di partecipare e organizzarsi contro la violenza patriarcale”.
Un evento sempre carico di rabbia, resilienza e amarezza, ma che quest’anno fa da epilogo al femminicidio della ventiduenne Giulia Cecchettin per mano del suo ex-ragazzo, Filippo Turetta: un caso che agli occhi di molti è sembrato, almeno all’inizio, una semplice scomparsa, ma che per troppe donne, dal principio, ha avuto il sapore del sangue e della misoginia.
Pugnalata, trascinata sul cemento e gettata in un canale, Giulia ora vive attraverso le parole della sorella, Elena Cecchettin, e nelle azioni di migliaia di donne che, di fronte al 105esimo femminicidio del 2023, sono stanche: stanche dei silenzi, della complicità di uno stato che per anni ha permesso l’uccisione e le violenze nei confronti di studentesse e lavoratrici, madri e bambine, donne trans e anziane.
L’Italia si dovrà preparare a un incendio, al diritto femminile di bruciare tutto, come la stessa Elena Cecchettin ha affermato alle telecamere di Rete 4.
“Turetta viene spesso definito come mostro, invece mostro non è. […] I mostri non sono malati, sono figli sani del patriarcato e della cultura dello stupro” dichiara in diretta, lucida e furiosa, la sorella di Giulia. “Il femminicidio non è un delitto passionale, è un delitto di potere. Un omicidio di Stato, perché lo stato non ci tutela, perché non ci protegge. Per Giulia non fate un minuto di silenzio, per Giulia bruciate tutto“.
Un messaggio che ha fatto tremare le alte sfere della destra italiana, che si sono affrettate a criticare quanto più possibile Elena per il look alternativo, il volto truccato e l’atteggiamento, a loro dire, troppo poco empatico. Un’altra violenza, questa volta psicologica e nei confronti di una ragazza che, non potendo riavere la sorella, intende fare in modo che la sua morte sia l’ultima di una lunga serie di vittime che la giustizia, forse, non la conosceranno mai.