Il mercato del lusso italiano si definisce in un controsenso preoccupante: se i prodotti Made in Italy, infatti, rappresentano una vera e propria istituzione a livello globale, lo stesso non si può dire delle aziende di proprietà italiana, dai tassi di crescita estremamente più bassi rispetto a quelli sotto influenza straniera; questo è il quadro emerso durante il 27esimo fashion summit di Pambianco, organizzato con PWC e con il supporto di Grazia, che con questa analisi intende indagare il ruolo dell’Italia nel nuovo sistema moda mondiale, tra prospettive e sfide future.
Pambianco evidenzia come i quindici principali marchi del lusso italiani (Prada, Armani, Brunello Cucinelli, Dolce&Gabbana, Otb, Moncler, Zegna, Ferragamo) o che producono in Italia (Burberry, Chanel, Hermès, Kering, Lvmh, Valentino, Richemont) abbiano realizzato ricavi per 141 miliardi di euro, in crescita rispetto ai 100 miliardi di ricavi del 2020 e rispetto ai periodi pre-Covid.
Tuttavia, se ci si concentra sulle proprietà, quest’aura di benessere e successo sembra svanire.
“Il peso delle aziende a proprietà italiana sul totale del fatturato è pari a 13 miliardi e quindi solo il 9%, due punti percentuali in meno rispetto al 2019″, spiega Alessio Candi, consulting e M&A director di Pambianco. “Sul fronte marginalità le imprese italiane del campione reggono il confronto, con un margine Ebitda medio del 28% contro il 33% di quelle internazionali, ma su quello della crescita no, aumentando il divario dimensionale”.
La soluzione? Concedere una rinnovata attenzione nei confronti dei piccoli produttori, che contano su una buona redditività e che lavorano a stretto contatto con i mercati esteri; un altro fattore da considerare e valorizzare è quello delle filiere, che devono essere tutelate.
“Dobbiamo essere consapevoli del nostro valore e valorizzare la nostra filiera”, dichiara Carlo Capasa, presidente di Cnmi. “Questo però non vuol dire che dovremo essere più protezionisti ma, piuttosto, più europei: noi e i francesi siamo gli unici al mondo a difendere qualità e creatività nella moda. La base della nostra industria è creare sogni”.