Dai videogiochi fino all’universo delle criptovalute, la moda sta corteggiando da lungo tempo il mondo virtuale, che grazie alla sua infinita gamma di potenzialità rappresenta un nuovo mondo di contenuti e idee per le maison di tutto il mondo.
La prima è stata Prada, che nel 2012 ha scelto come propri modelli alcuni dei personaggi provenienti dalla saga di “Final Fantasy“, celebre serie videoludica prodotta dall’azienda giapponese Square Enix, mentre nel 2019 era toccato a Louis Vuitton immergersi nel mondo dei videogiochi: in questo caso la maison francese lanciò una collaborazione con la compagnia Riot, multimilionaria indie company dietro a “League of Legends“. Più recenti le partnership tra Valentino e “Animal Crossing” o tra Gucci e “Tennis Clash“, dove i capi di alta moda sono presenti nell’esperienza di gioco come accessori cosmetici per il proprio personaggio.
L’arrivo della fashion nel metaverso, tuttavia, si è concretizzato dopo la pandemia: così gli NFT sono entrati a tutto diritto nella dimensione dell’alta moda, convertiti in una valuta esclusiva allo shopping virtuale, grazie a cui gli utenti possono direttamente acquistare oggetti e capi digitali nel namespace predisposto dalle maison.
I vantaggi dello shopping virtuale sono molteplici e includono la possibilità di acquistare anche dal divano di casa, senza doversi preoccupare della taglia o della disponibilità di ciò che si desidera comprare e, soprattutto, senza dover danneggiare l’ambiente.
La moda 3.0 diventa così democratica e ambientalista, più vicina ai consumatori e più sana, nonché sempre più presente in ogni aspetto della vita di tutti i giorni; i prezzi del metaverso sono ancora bassi e questo rende il lusso accessibile, ma al tempo stesso gli ostacoli tecnologici e i meccanismi digitali potrebbero rivelarsi fatali per una grande fetta di utenza.