Il bilancio settoriale 2021 della filatura italiana (in questa accezione comprensiva della produzione di filati lanieri, cotonieri e linieri) torna caratterizzato da un’evoluzione molto favorevole, da ricondurre in via principale al rilancio che ha interessato in primis la maglieria e il tessuto a maglia nel paradigma emergente dopo la pandemia Covid-19.
Come già anticipato nella precedente edizione di Pitti Filati, la filatura archivia il 2021 in crescita: se in tale occasione si era prudenzialmente stimato un incremento nell’ordine del +21,4%, a consuntivo il fatturato settoriale mette a segno un ben più deciso +28,7% su base annua, guadagnando circa 580 milioni di euro in dodici mesi.
Per quanto riguarda il 2022, le performance sono molto soddisfacenti. Se nel primo trimestre 2021 l’indice di produzione industriale ISTAT relativo alle attività di filatura (Cod. ATECO CB 13.1) aveva fatto registrare solo un primo timidissimo segnale di recupero (+0,1%), il gennaio-marzo 2022 presenta un aumento molto vivace, ovvero +21,0%; del resto, l’attività produttiva in gennaio e febbraio si è mossa su toni a due cifre simili, rispettivamente pari al +18,1% e al +17,5%; in marzo si registra altresì un’accelerazione al +27,1% rispetto al marzo 2021.
L’anno scorso, peraltro, gennaio e febbraio si erano chiusi ancora in area negativa (con dinamiche del -15,6% e del -12,6%) mentre in marzo si era finalmente messo a segno un rimbalzo del +45,0%.
Con riferimento alle performance sui mercati esteri, si ricorda che i primi tre mesi del triennio 2019-2021 avevano archiviato una flessione dell’export: -2,5% nel 2019, -8,7% nel 2020 e infine -7,1% nel 2021. Al contrario, il primo quarter del 2022 assiste finalmente ad una dinamica positiva molto sostenuta pari al +34,1%, per un totale di quasi 250 milioni di euro. Tutti i comparti in esame palesano una crescita delle esportazioni di periodo: l’export dei filati cardati evidenzia un +56,0%, mentre quello dei filati pettinati un +31,6%. I filati misti chimico-lana e quelli per aguglieria archiviano rispettivamente un +14,8% e un +10,3%. Variazioni molto accentuate interessano anche le vendite estere dei filati di cotone nella misura del +37,2% e dei filati di lino nella misura del +40,7%. Parallelamente l’import, che aveva chiuso il primo trimestre a -0,5% nel 2020 e a -16,2% nel 2021, mostra un mini-boom pari al +71,9%, raggiungendo i 286 milioni di euro. La variazione di maggior magnitudo interessa i filati di cotone, in aumento del +137,7%, subito seguiti dai filati di lino in aumento del +78,5%. Tali prodotti coprono così il 61,8% del totale importato di comparto. Relativamente a valori assoluti ben più contenuti, crescono su tassi più moderati i filati pettinati e i filati per aguglieria (+24,7% e +24,0%), mentre i filati cardati non vanno oltre al +2,4%. Infine, i filati misti chimico-lana chiudono in aumento del +35,2%.
Il saldo commerciale del periodo risulta complessivamente negativo per -36,6 milioni di euro (contro il surplus di 19,5 milioni del primo trimestre 2021). Al disavanzo settoriale contribuiscono i filati di lino (-15,6 milioni) ma soprattutto i filati di cotone (-81,9 milioni). Anche i misti chimico-lana presentano un lieve disavanzo (-4,6 milioni). Nel caso dei filati lanieri si rileva, invece, un surplus di 44,6 milioni per i cardati, di 1,2 milioni per i pettinati, e, infine, di 19,8 milioni per i filati da aguglieria.