Si conclude in questo modo l’arco vitale della sentenza Roe V. Wade, con cui nel 1973 l’aborto veniva globalmente legalizzato sul territorio statunitense: è bastata la decisione dei giurati della Corte Suprema, tre voti contrari contro sei favorevoli, perché la vita di milioni di donne in tutti gli Stati Uniti finisse nelle mani di un governo sempre meno progressista, inclusivo e umano.
Secondo il presidente Joe Biden questa drastica e storica decisione è il risultato di un’ideologia estrema, che sempre più consuma il popolo americano e non solo, tanto che anche in Europa e in Italia alcuni voci concordi si stanno levando in un coro che violenta i diritti umani.
Se alcuni stati, come New York, non prenderanno neppure in considerazione la possibilità di abolire l’aborto, altri territori, come Texas e Missouri, hanno già applicato le nuove limitazioni: in alcuni contesti, l’aborto è considerato un reato più grave delle violenze sessuali.
Mentre gli Stati Uniti si avvicinano sempre di più al distopico regime descritto da Margaret Atwood ne’ “Il racconto dell’Ancella”, il mondo della moda può solo restare a guardare e far sentire la propria voce: da Gucci, a Bottega Veneta, per arrivare a celebrità come Bella Hadid, Kaia Gerber e Chiara Ferragni il mondo delle icone del fashion ha protestato con tenacia di fronte alla decisione della Corte Suprema.
Il mondo del web, ovviamente, non è rimasto a guardare: se da un lato attivisti e politici hanno scelto una via di sensibilizzazione, rabbia pacata e dialogo, il popolo di Tik Tok non è stato altrettanto clemente; sul social media ormai proprietà della Generazione Z, infatti, gli indirizzi e le informazioni personali dei giurati che si sono espressi favorevolmente non fanno altro che circolare da video a video, insieme, talvolta, ai dati delle loro carte di credito e conti bancari.