La parola tedesca “Gezeichnet” è il participio passato del verbo zeichnen, che può essere tradotto con “disegnare”, “ritrarre”, “firmare” e “marchiare”. Un termine semplice, ma evocativo, che accompagna il nome dell’artista Miriam Cahn nella nuova mostra a lei dedicata e organizzata da Fondazione ICA Milano.
Le opere di Miriam Cahn è esprimono la vita attraverso la rappresentazione di corpi inumani, a metà tra l’antropomorfo e l’amorfo, che richiamano attraverso la forza delle linee e dei colori tematiche cruciali del tempo presente, quali l’impotenza di fronte ai traumi e alle violenze subite, l’origine di una nuova vita e la ricerca di una convivenza tra esseri umani, animali e natura.
Si tratta di un vero e proprio capovolgimento del medium della pittura, che da genere tradizionale diviene strumento di riflessione utilizzato per indagare a fondo la storia europea e globale: l’iconografia della Cahn, infatti, affonda le radici nella storia della società contemporanea, a partire dai movimenti femministi e di emancipazione degli anni ’60 e ’70, e si contraddistingue da una vena profondamente dinamica, affine alla perfomance art che ha sempre ispirato l’artista.
In concomitanza con l’apertura della mostra Miriam Cahn. Gezeichnet, verrà presentato un catalogo, pubblicato da Fondazione ICA Milano e Mousse Publishing, che raccoglie una selezione di opere di Cahn e testi commissionati a curatori e autori quali Alberto Salvadori, Luigi Fassi, Carolin Emcke, Dieter Roelstraete, Estelle Hoy e Francesca Recchia.