Il sistema moda riparte da Pitti. Il salone per antonomasia dell’universo uomo suona la carica portando a Firenze (11-13 gennaio) oltre 500 brand per lanciare un segnale di speranza all’intero comparto moda.
“Fare questa fiera è stato molto difficile, era molto più facile non farla: ma la decisione è stata quella di farla, per il sistema, per dare fiducia, per dare un segnale e una visione a un settore che ne ha bisogno”, ha affermato il presidente di Pitti Immagine, Claudio Marenzi, all’evento di apertura della 101ma edizione della kermesse.
Una kermesse ancora sottotono se paragonata a al pre-pandemia, quando Pitti ospitava in Fortezza circa 1.200 aziende, ma già in forte recupero rispetto al primo appuntamento in presenza post covid, ha ricordato il numero uno di Herno, svelando di aver ricevuto nel suo stand “tantissimi clienti” e di averli “ringraziati uno per uno, perché anche per i nostri clienti venire qui non è stato facile”.
Rispetto a giugno 2021, il numero di espositori presenti in fiera è raddoppiato, passando da 250-260 marchi ai 620 di un mese fa, fino ai 580 confermati, di cui 40 solo digitali su Connect.
La moda – ha aggiunto Marenzi – “è un settore che si sta riprendendo, ma che lascia molti feriti dietro di sé, soprattutto nella parte più debole o più lontana dal mercato, il mondo del tessile e il mondo dei semilavorati, che non hanno la possibilità di scaricare direttamente sul mercato il proprio prodotto”.
Sullo stato di salute del comparto uomo ha fatto il punto Sergio Tamborini, presidente di Sistema Moda Italia. “La pandemia ha lasciato sicuramente il segno, ma in parte ci siamo ripresi: la moda maschile in Italia è ancora sotto rispetto al 2019, ci mancano ancora una decina di miliardi circa per arrivare a completare la ripresa nel suo insieme, con una dimensione di ripresa che però è a macchia di leopardo”.
“Ci sono segmenti come quello del vestiario maschile formale”, ha osservato Tamborini, “che sicuramente soffrono ancora, ci sono altri segmenti come la camiceria che soffrono relativamente, ci sono dei segmenti come la maglieria e tutte le aree dello sportswear che invece sono cresciute già nell’anno passato e crescono ancora benissimo. Mi fa piacere che ci siano qui oggi tante persone con la cravatta, però di fatto sulla cravatta siamo sotto ancora del 40-45% rispetto all’anno passato”.
Alla cerimonia di inaugurazione di Pitti era collegato anche Carlo Maria Ferro, presidente Ice che ha contribuito con l’incoming di circa 65 buyer e 50 giornalisti da oltre 20 paesi, rafforzando la partecipazione digitale dall’estero attraverso la rete dei 78 uffici dell’agenzia nel mondo e supportando la campagna di comunicazione internazionale in Usa, Regno Unito, Francia, Germania e Spagna.
L’impegno dell’Agenzia per la moda italiana ha visto “l’attivazione delle vetrine del made in Italy con grandi portali di e-commerce per 7.000 Pmi, e dieci di queste vetrine sono accessibili per i prodotti del settore della moda con 638 imprese finora ammesse: vorremmo estendere questo numero nel 2022”, ha ricordato Ferro.