Moda italiana in netta ripresa nel 2021 per i grandi brand, che registrano risultati oltre le attese. Nel 2022 il mercato raggiungerà €78 miliardi, mentre si arriverà a €81,3 miliardi nel 2023, superando i livelli pre-pandemia. È quanto emerge dall’analisi presentata in occasione di Pitti Uomo dall’Ufficio Studi PwC Italia insieme alla Fondazione Edison.
Il mercato a livello internazionale, in particolare il comparto fashion&luxury, si è mostrato molto resiliente nel 2021. I consumi di personal luxury goods sono cresciuti del 29% nel 2021 (vs 2020), segnando un +1% sul 2019, a significare come per questo comparto ci sia stata una veloce ripresa, la cosiddetta curva a V (dati Altagamma, novembre 2021).
In Italia, la prima metà del 2021 ha visto un’importante crescita nel fatturato delle aziende moda. Dopo un 1° trimestre 2021 con un fatturato in linea con quello dello stesso periodo del 2020 (-0,3%), nel 2° trimestre 2021 l’industria della moda italiana ha segnato un forte rimbalzo, pari al 63,9%, sul 2° trimestre 2020. Una spinta che ha portato la crescita complessiva del 1° semestre 2021 a +24%, recuperando buona parte della caduta del 2020, ma che non è stata sufficiente a raggiungere i livelli del 2° trimestre 2019 (-15%).
Le previsioni dell’Ufficio Studi PwC Italia stimano che il fatturato delle imprese della moda italiana nel 2022 raggiungerà un valore di 78 miliardi di euro, superando solo nel 2023 i livelli pre-pandemia con un fatturato stimato di 81,3 miliardi di euro.
A pesare sulla salute del comparto della moda italiana ed europea è la mancanza di flussi turistici. Il crollo dei viaggi internazionali ha provocato un dimezzamento della spesa turistica globale, confinando i turisti nei propri paesi di origine e spingendo i consumatori a raddoppiare lo shopping di lusso domestico. Di riflesso, i grandi marchi fashion che hanno investito per efficientare le proprie strategie di vendita e distribuzione sui mercati locali, soprattutto in Cina, e potenziare le proprie piattaforme digitali ed e-commerce, hanno registrato performance positive con risultati oltre alle aspettative.
Secondo Erika Andreetta, Consumer Markets Consulting Leader, PwC Italia: “La sostenibilità non è un trend di breve periodo: a partire dal 1° gennaio 2022 la raccolta differenziata dei rifiuti tessili diventerà obbligatoria in Italia e fenomeni come il second-hand e il resale, ma anche l’introduzione di modalità di smaltimento e riciclo dei tessuti sempre più efficaci, saranno al centro dei modelli operativi e di business della moda italiana”.
“I brand del mondo fashion – conclude Andreetta – dovranno farsi trovare preparati di fronte ai nuovi paradigmi e ai comportamenti d’acquisto dei consumatori: ragionare non più in base al numero di capi venduti, ma al numero di volte che sono utilizzati per estenderne il ciclo di vita e facilitarne lo smaltimento”.
Secondo Marco Fortis, direttore della Fondazione Edison: “Le 4A del Made in Italy, di cui l’Abbigliamento-moda italiano è un caposaldo, sono un motore dell’economia italiana. Il comparto ha accusato la dura crisi dettata dalla pandemia COVID-19, che ha coinvolto tutti i settori produttivi, ma il tessuto imprenditoriale ha resistito tenacemente e ha dimostrato buone capacità di ripresa. Nonostante le criticità, il contributo del settore al PIL italiano, all’occupazione manifatturiera e al surplus commerciale è strutturalmente solido e vitale per consolidare la ripresa, anche tramite le attività produttive dell’indotto”.