La Camera Nazionale della Moda Italiana approva il Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) del governo, ma con la consapevolezza che si può e si deve fare di più.
Il contenuto del piano, come spiega un comunicato di Cnmi, accoglie in parte le proposte formulate dall’Associazione, dal potenziamento del Piano Transizione 4.0 ai contributi a sostegno degli investimenti in nuove tecnologie.
“Il Pnrr mostra una visione strategica a tutela di un asset di eccellenza del made in Italy, riconosciuto in tutto il mondo: non dimentichiamo che il settore che rappresentiamo è la seconda industria del nostro Paese, con un fatturato che nel 2019 ha sfiorato i 100 miliardi di euro e che nel 2020 è calato del 26% per le conseguenze della pandemia” sostiene, Carlo Capasa, presidente di Camera Moda.
Cnmi aveva chiesto un potenziamento del Piano Transizione 4.0, tramite l’incremento delle aliquote e dei massimali attualmente in essere in relazione al credito di imposta per le attività legate al design e all’ideazione estetica, un rifinanziamento del Fondo 394/81 che ne garantisse un accesso equilibrato tra Pmi e grandi imprese e, non ultimi, incentivi a favore del cambiamento del modello di business delle aziende.
Il Pnrr stanzia quasi 14 miliardi di euro per il Piano Transizione 4.0, istituisce un comitato che suggerisca le modifiche volte a massimizzare efficacia ed efficienza nell’uso delle risorse e destina 1,95 miliardi per rifinanziare il Fondo 394/81, “che resta però da migliorare – si legge nella nota di Camera Moda – affinché vengano incluse le realtà di maggiori dimensioni e relativamente ai contratti di sviluppo a sostegno di investimenti strategici, innovativi e progetti di filiera, senza contare gli strumenti volti a valorizzare e accrescere le produzioni made in Italy”.
Vengono accolte comunque, le idee sui percorsi formativi, sul bonus assunzioni per giovani e donne, oltre che sulle borse di studio in favore di persone svantaggiate e sui partenariati tra imprese, centri di ricerca e università, che vanno incentivati.
Un miliardo e mezzo sarà destinato per lo sviluppo dell’offerta degli enti di formazione professionale terziaria attraverso la creazione di network con aziende, atenei e centri di ricerca, 10 milioni saranno destinati alla definizione di un sistema nazionale di certificazione della parità di genere.