Cartier, fondata nel 1847 a Parigi, adesso scommette su Torino. La maison ha investito 25 milioni di euro (circa) per creare, nella periferia Ovest di Torino, un polo manifatturiero in cui lavoreranno più di 300 persone.
Dopo più di un anno per ottenere i permessi e il via libera del Comune di Torino, il progetto del gruppo Richemont (14 miliardi di ricavi nel 2020, di cui 6 generati dalla maison leader Cartier) comincia a prendere forma.
La holding svizzera che possiede i marchi Cartier, Montblanc, Van Cleef e Buccellati costruirà uno dei suoi poli produttivi più avanzati anche dal punto di vista delle tecnologie impiegate.
Richemont è già presente a Torino da quasi un decennio. Un anno fa aveva fatto scalpore, e gettato in allarme il territorio, lo sciopero proclamato dai sindacati perché l’azienda non intendeva corrispondere i bonus ai lavoratori. In molti temevano un disimpegno, in una stagione pandemica in cui anche la filiera del lusso ha sofferto. In realtà la società non ha mai smesso di investire. Il colosso svizzero del lusso ha cominciato a produrre gioielli a Torino grazie all’acquisizione dell’Antica Ditta Marchisio, la società di Licia Mattioli. Da quell’operazione sono nate due realtà produttive. Mattioli ha dato vita ai Gioielli Mattioli e Richemont ha cominciato a produrre gioielli per il brand Cartier sotto l’insegna manifatturiera del Polo Gioielleria Italia. L’azienda orafa produce preziosi in via Cagliari 8.
L’obiettivo di questo colosso del settore della gioielleria è quello di avviare una moderna e altamente tecnologica produzione città.
Insomma, la holding svizzera (già titolare dei Brand Montblanc, Van Cleef e Buccellati) intende incrementare la sua presenza a Torino, sfruttando i notevoli punti di forza della manodopera italiana e la qualità del Made in Italy.