Il cantiere è aperto e il nome sul progetto suona come il titolo di un romanzo di architettura: il Grand Hotel di Gardone Riviera, gioiello costruito alla fine del XIX secolo, si prepara a una trasformazione profonda che intende coniugare il patrimonio storico con servizi e marchi di caratura internazionale. Secondo la proprietà e i comunicati ufficiali, la ristrutturazione — che trasformerà l’attuale quattro stelle in una struttura di lusso sotto l’insegna LXR Hotels & Resorts (brand di alta gamma della galassia Hilton) — avrà impatti significativi sul profilo turistico del Lago di Garda.
Dietro l’operazione ci sono attori internazionali già noti al mercato: il gruppo lituano Apex Alliance, con il supporto dell’investitore romeno Pavăl Holding, ha acquisito la proprietà e programmato l’intervento di rilancio. La cifra dell’investimento riportata dalla stampa non è univoca: molte testate parlano di un impegno di circa 45 milioni di euro, altre rilanciano stime fino a 50–60 milioni, probabilmente a seconda della componente di spesa contabilizzata (lavori ed eventuali interventi complementari). Le comunicazioni ufficiali dell’hotel e i dossier finanziari preliminari confermano la presenza dei partner esteri e le intenzioni di riconversione in chiave luxury.
Il progetto, come descritto sui siti istituzionali e sulle cronache locali, prevede la realizzazione di oltre 160 camere, aree wellness con piscine interne ed esterne, due ristoranti d’autore, due bar, un centro fitness e spazi eventi di grandi dimensioni (compresa una ballroom e terrazze affacciate sul lago). Le tempistiche comunicate parlano dell’avvio dei lavori tra la fine del 2025 e il 2026 e di una riapertura auspicata per la stagione 2027. Queste scelte hanno generato attese — ma anche domande — nella comunità locale circa viabilità, lavoro, e l’equilibrio tra fruizione turistica e tutela del patrimonio.
L’edificio è tutelato dal Ministero della Cultura e rappresenta un pezzo di storia gardesana (ha ospitato figure rilevanti della scena europea). Per questa ragione, le dichiarazioni ufficiali sottolineano il rispetto della facciata e degli elementi di pregio, lasciando ai progetti architettonici — firmati dallo studio De.Tales e altri consulenti — il compito di tradurre il linguaggio Belle Époque in chiave contemporanea senza snaturarlo. Tuttavia, osservatori e associazioni locali invitano a mantenere alta l’attenzione su materiali, cromie, e sulla gestione degli spazi pubblici attigui, perché il rischio è che la modernizzazione diventi una forma di “lusso che cancella il luogo”.
La moltiplicazione di presenze di fascia alta potrebbe spingere un indotto interessante per ristorazione, mobilità e servizi, creando nuovi posti di lavoro qualificato. Al tempo stesso, la domanda di alloggi, parcheggi e infrastrutture potrebbe aumentare i costi locali e ridefinire la fruizione del lungolago. Il bilanciamento tra sviluppo e qualità della vita per i residenti sarà la cartina di tornasole della bontà dell’intervento.
Il progetto sul Grand Hotel Gardone non è soltanto un cantiere: è una scommessa culturale ed economica. Le fonti — dalla stampa locale ai comunicati della proprietà, fino ai reportage internazionali sul deal che ha coinvolto Apex Alliance e Pavăl Holding — raccontano una vicenda coerente ma non priva di variabili (importi, timing, modalità esecutive).


