L’ombra del licenziamento incombe su tutti i dipendenti romani di maison Gucci che, dopo aver confermato il trasferimento del proprio ufficio di stile dalla Capitale a Milano, si sono riuniti sotto la sede del marchio per contestare quanto deciso.
Secondo quanto confermato dall’azienda, entro l’1 marzo gli storici edifici di Gucci a Roma (palazzo Mancini e via del Banco di Santo Spirito) si svuoteranno quasi del tutto, dato che ben 153 dipendenti su 219 saranno costretti a spostarsi a Milano.
A riportare le dichiarazioni dei lavoratori è stata RomaToday.
“Non pensiamo che ormai sia possibile fermare la macchina del trasferimento, ma chiediamo che chi non è in condizione di trasferirsi altrove venga ricollocato e non come accade oggi forzato ad andare via” hanno affermato alcuni dipendenti. “Kering ha altri marchi che potrebbero accogliere i dipendenti romani”.
“Purtroppo però, tramite accordi individuali e non sindacali, non sono state offerte a tutti le condizioni per permettere un trasferimento quindi molti di noi perderanno il posto di lavoro” aggiunge un’altra lavoratrice. “I 66 dipendenti che rimangono a Roma non conoscono il proprio destino, visto che le sedi verranno chiuse”.
Decisamente forte, invece, è quanto contestato da Nicola Fratoianni e Francesco Mari di Alleanza Verdi e Sinistra durante un’interrogazione parlamentare. “La decisione assunta da Gucci e dall’azienda proprietaria del marchio, la francese Kering, appare come un licenziamento collettivo mascherato. Richiediamo un intervento immediato dei ministri delle imprese, del made in Italy, del lavoro e delle politiche sociali per comprendere quali siano le reali intenzioni della Kering e di Gucci, così da poter tutelare i lavoratori e le lavoratrici coinvolti dal trasferimento di sede”.