Il sistema moda sta assistendo a rivoluzioni interne di grande impatto, che non soltanto ne influenzano la struttura e la gerarchia, ma che contribuiscono a modificare la reputazione e l’immagine di alcune delle maison più importanti del settore.
Prendendo ad esempio Trussardi, possiamo dire che l’incertezza e la confusione che ha caratterizzato l’ultimo semestre del marchio sta influenzando evidentemente la percezione che il pubblico: con l’abbandono dei suoi direttori creativi e una board amministrativa in fase di reset, Trussardi appare caotico e indefinibile in un panorama moda che sempre più comunica attraverso i suoi personaggi.
Questo è evidente, ad esempio, con la figura di Alessandro Michele.
Il designer avrà, sì, lasciato Gucci (e da allora le voci sul suo prossimo incarico si sono moltiplicate), ma per la grande audience dei social media l’ex-direttore creativo vive in ogni azione della maison, come un fantasma: nella grande narrazione mediatica del marchio, infatti, un personaggio come quello di Alessandro Michele non può semplicemente andarsene.
Da qui emergono speculazioni e teorie, le stesse che potrebbe formulare per una qualsiasi serie tv uno spettatore particolarmente coinvolto: la realtà artistica ed economica di un settore complesso e articolato diviene così un meccanismo fruibile e intuitivo, nonché una fonte di intrattenimento infinita.
Il caso di Alessandro Michele ci conferma, inoltre, quanto il ruolo e l’identità di un direttore creativo sia ormai distaccata da quella della propria maison: alcuni di loro, anche dopo anni di assenza dalle passerelle, rimangono beniamini del pubblico, accrescendo il proprio following e rafforzando la propria reputazione; si muovono così tra fiction e realtà, un istante persone reali, un altro personaggi di un film particolarmente avvincente.


