Con le ultime restrizioni applicate per il contenimento dalla pandemia moltissime attività commerciali al dettaglio hanno dovuto abbassare le proprie serrande. Il Governo ha quindi garantito una serie di interventi economici mirati e puntuali per sostenere tutti gli imprenditori danneggiati. Tuttavia, diverse attività commerciali di prodotti per la persona sono rimaste escluse.
Da qui l’allarme lanciato da Confindustria Moda che nell’esprimere la propria preoccupazione ha richiesto di emendare quanto prima il testo del Decreto integrando le attività di commercio al dettaglio di biancheria personale, maglieria, camicie, calzature e accessori.
Confindustria Moda teme che in caso di mancata rettifica da parte del Governo la situazione del settore tessile e calzaturiero, già profondamente danneggiati dalla prima ondata, tra cali di fatturato, ricorso alla cassa integrazione, stress finanziario e crollo dei mercati internazionali, rischierebbe di far registrare alla seconda più grande industria manifatturiera del Paese una perdita, stimata, di 29 miliardi di euro.
L’appello di Marino Vago, presidente Smi, e Siro Badon, presidente Assocalzaturifici, appare in tal senso esemplare: “è cruciale tutelare l’occupazione e la sopravvivenza di quelle attività di vendita al consumatore finale su cui il comparto moda si mantiene in vita sul territorio nazionale, assicurando l’approvvigionamento di beni essenziali alla persona”.