La Coppa del Mondo FIFA non è l’unica cosa che il Qatar sta pianificando. Oltre agli stadi e agli oltre 100 hotel in fase di sviluppo, la nazione del Golfo ha svelato i piani per la costruzione di altri tre musei d’arte, ciascuno progettato da un architetto vincitore del Premio Pritzker.
L’annuncio è arrivato nel fine settimana, in cui Sheikha Al Mayassa bint Hamad bin Khalifa Al Thani, presidente dei Musei del Qatar, vede la mossa come una “strategia per investire nell’economia creativa per guidare la prossima fase di sviluppo del Qatar”.
Dei tre, il museo di Lusail viene classificato come “la più vasta collezione al mondo di dipinti, disegni, fotografie, sculture, testi rari e arti applicate orientali”. Progettato da Herzog & de Meuron, l’istituzione è dedicata all’arte mediorientale e vanterà 52.000 metri quadrati di spazio espositivo, una biblioteca, un auditorium e centri per programmi educativi.
Il Qatar Auto Museum sarà progettato dallo studio di architettura di Rem Koolhaas, OMA, che conosce bene la regione, avendo costruito la Biblioteca Nazionale del Qatar nel 2017. L’istituzione sarà caratterizzata da 40.000 metri quadrati di spazio espositivo dedicato a un centro di restauro di automobili, insieme a mostre che esploreranno “l’evoluzione dell’automobile dalla sua invenzione fino ad oggi e come ha influenzato la cultura in Qatar”.
Infine, l’architetto cileno Alejandro Aravena di ELEMENTAL avrà il compito di riconvertire un mulino in disuso sulla baia di Doha in un campus creativo soprannominato Art Mill.
“Con l’Art Mill, stiamo cercando di innescare alcune conseguenze per l’industria locale anche prima dell’inizio della costruzione. L’Art Mill non sarà solo un oggetto perfettamente rifinito, ma un’opportunità per giovani designer e artigiani del Qatar”.
Gli sforzi del Qatar non sono esenti da critiche. La regione è stata più volte in prima pagina per maltrattamenti sui lavoratori e migliaia di morti legate agli stadi in costruzione per l’imminente Coppa del Mondo. Nel 2017, il Qatar ha firmato un accordo con le Nazioni Unite promettendo riforme del lavoro, inclusa la fine del requisito del certificato senza obiezioni, che consentirà ai lavoratori di cambiare lavoro senza il permesso del datore di lavoro.