L’Italia è da oggi il capofila europeo del vino sostenibile. Lo conferma l’ultimo decreto siglato il 16 marzo da Giuseppe Blasi, capodipartimento del ministero delle Politiche agricole, che ha finalmente dato una grande spinta di apertura verso un nuovo capitolo di crescita per il settore del vino italiano a cui viene attribuito il ruolo di primo comparto agroalimentare del Vecchio Continente ad ottenere una norma pubblica sulla sostenibilità.
Unione italiana vini (Uiv) ha avuto un ruolo importante nella stesura della normativa, contribuendo al progetto dal punto di vista scientifico, con la convinzione che entro 2-3 anni la maggior parte delle imprese del mondo wine introdurrà protocolli severi di carattere ambientale, sociale ed economico, incrementando la notorietà e la desiderabilità dei prodotti enologi italiani nel mondo.
Secondo Uiv, come primo passo, è necessario lavorare immediatamente sul progetto, valorizzando la certificazione un logo riconosciuto. “Si è chiuso un cerchio fortemente voluto dalle imprese italiane del settore che mai come oggi riconoscono l’importanza del tema. Una buona notizia in un quadro congiunturale pieno di insidie per una norma che, oltre a essere una importante leva di mercato, risulta essere coerente con gli obiettivi della Politica agricola comune. Un circuito virtuoso in chiave green che sarà adottato anche nei sistemi di premialità all’interno dei Piani di sviluppo regionali” ha spiegato Paolo Castelletti, il segretario generale Uiv.
La normativa nasce anche dall’analisi di un’indagine della Wine Intelligente effettuata su un campione di 17 mila persone in 17 Paesi, in cui i vini prodotti secondo modalità sostenibili sono, con quelli bio, tra i preferiti nel settore e offrono quindi maggiori opportunità di crescita per i brand.
Stati Uniti, Germania, Regno Unito, Paesi del Nord Europa, Svizzera, Brasile e Australia sono gli stati più sensibili alla tematica dei vini sostenibili, mentre la Nuova Zelanda ne è il principale produttore, ormai all’avanguardia nella tematica con il 96% del proprio prodotto certificato e un logo che contraddistingue tutti i vini green nazionali nel mondo.
Lo standard pubblico verrà conseguito con un disciplinare basato sul sistema di qualità nazionale della produzione integrata (SQNPI) in tutte le regioni d’Italia. Sono previste, infatti, regole uniche per i produttori, tra cui le buone prassi da seguire in vigna e in cantina.