Per la Federazione Moda Italia questa settimana di shopping, che vede protagonisti il Black Friday e il Cyber Monday, si chiuderà con un incremento medio delle vendite del settore fashion del 50% rispetto al 2020 e in linea con il 2019, con un volume d’affari che si aggira solo per i prodotti di moda sui 500 milioni di euro.
Infatti, sono molti gli italiani che hanno programmato di fare acquisti sfruttando i super sconti di venerdì 26 novembre, per una spesa media di 144 euro a testa e oltre 1,7 miliardi in totale. Questo secondo il sondaggio condotto da Swg per Confesercenti che ha preso in considerazione un doppio campione di consumatori e imprenditori del commercio. Qui si specifica che gli acquisti avverranno anche in presenza nei negozi fisici, ma la spesa comoda dell’online resterà comunque prevalente.
Gli acquisti online interesseranno il 46% dei consumatori, ma allo stesso tempo circa 100mila dei negozi fisici aderiranno alla giornata con sconti medi a partire dal 30%. Solo il 18% delle persone andrà a comprare in-store, mentre un 26% adotterà per una strategia omnichannel, ovvero la strategia multicanale delle vendite che cerca di garantire ai clienti una shopping experience senza soluzione di continuità, sia che stiano facendo acquisti online da desktop o da mobile, sia per telefono, sia in un negozio fisico. Infine, solamente il 10% non ha ancora deciso che approccio usare e deciderà al momento come effettuare i propri acquisti.
In particolare, la moda, come già anticipato, sarà il secondo settore più sollecitato per gli acquisti. Il 44% degli acquirenti sarà in cerca di abbigliamento, calzature e accessori, mentre al primo posto troviamo il 45% degli acquirenti del Black Friday che cercherà di portarsi a casa ad un prezzo vantaggioso i prodotti tecnologici.
Confesercenti ha dichiarato: “Il Venerdì nero rappresenta sicuramente un’opportunità, ma anche una sfida per le piccole imprese del commercio di prossimità. Se, infatti, da un lato si presenta come una chiara occasione anche per i negozi della distribuzione tradizionale, dall’altro si fa sentire sempre più lo squilibrio tra le forme distributive, sia sul piano delle risorse da dedicare alle campagne pubblicitarie, sia su quello fiscale.”