La Vegan Fashion Week (VFW), è tornata a Los Angeles con la terza edizione dell’evento dedicato esclusivamente all’alta moda vegana. Lo scorso 8 e 9 ottobre 2021, hanno sfilato sulle passerelle le proposte cruelty-free dei moltissimi partecipanti. Il tema di questa stagione è “Espansione” ed esplora le sfide che il nostro pianeta sta affrontando attraverso le lenti della moda, soprattutto in tema di cambiamenti climatici e sfruttamento animale.
Unico nel suo genere, questo evento riunisce stilisti emergenti e non, con l’intento di mostrare come sia possibile creare capi di abbigliamento di tendenza abolendo lo sfruttamento animale. Fino a non molti anni fa, i concetti di alta moda e sfilate andavano di pari passo con l’immagine di capi in pelliccia, pelle e tessuti di origine animale. Questo, almeno fino al 2019, quando è stata inaugurata la prima Vegan Fashion Week della storia: una pietra miliare nel mondo della moda, grazie all’idea di Emmanuelle Rienda, stylist 35enne vegana e attivista per i diritti degli animali.
Il programma di questa stagione include quattro sfilate di moda con brand sostenibili provenienti da vari paesi e nazionalità: sfilerà Vegan Tiger della Corea del Sud, e per la prima volta l’Argentina sarà rappresentata da Romina Cardillo, con il suo marchio Nous Etudions. I Fan All Flames di Los Angeles presenteranno la loro nuova collezione e l’artista locale Parker Day lancierà il suo primo marchio di moda, Pure Void.
“La Vegan Fashion Week è un’istantanea di questa creatività scatenata in fermento, in attesa che esista la piattaforma giusta. Rappresentiamo la voce di una generazione stanca di essere alimentata con narrazioni elitarie”, ha dichiarato Emmanuelle Rienda, fondatrice e direttrice creativa della Vegan Fashion Week. “Non si tratta di essere perfetti, si tratta di ispirare il cambiamento e creare un ecosistema attorno a valori che sono davvero di impatto per umani e non umani”.
Nel tempo l’evento è cresciuto, diventando portavoce globale dell’importanza di compiere scelte sostenibili, ma anche del dialogo su questioni che toccano l’identità di genere e l’etica.