Nei primi sette mesi del 2025, l’export del settore tessile-abbigliamento italiano si è attestato a 21,7 miliardi di euro, segnando una flessione del 2,5% rispetto allo stesso periodo del 2024.
L’analisi è stata realizzata dall’Ufficio Studi di Confindustria Moda, su dati ISTAT, Movimprese e indagini interne.
La regione intra-UE rappresenta il 51,5% dell’export totale, con circa 11,19 miliardi di euro; l’area extra-UE invece incide per il restante 48,5%, con circa 10,55 miliardi.
Tra i principali mercati destinazione:
- Francia: 2,79 miliardi (12,8 %)
- Germania: 2,16 miliardi (9,9 %)
- Stati Uniti: 1,75 miliardi (8 %) — con un incremento del 4,4 % rispetto al 2024.
Sul fronte import, il valore complessivo ha raggiunto 15,5 miliardi di euro, in aumento del 4,9% rispetto all’anno precedente.
Da segnalare l’import dalla Cina, in crescita del 17,9%, con un valore di circa 2,63 miliardi di euro; la Cina resta il primo Paese di approvvigionamento per il comparto.
Quali riflessioni per il “Made in Italy”?
Il calo dell’export – seppur moderato – segnala che anche un settore tradizionalmente forte come quello moda e lusso italiano sta affrontando contesti complessi: dall’evoluzione della domanda internazionale, alle pressioni competitive sui costi, fino alla necessità di innovazione e sostenibilità.
Occorre quindi tenere in considerazione:
- la diversificazione dei mercati: se da un lato USA segnano crescita, va valutato l’affrancamento da logiche fortemente europee.
- il valor-add della filiera italiana: qualità, artigianalità, sostenibilità sono fattori sempre più richiesti e che vanno comunicati efficacemente.
- l’equilibrio import-export: se l’import cresce fortemente, occorre evitare che i materiali o semilavorati penalizzino l’origine del valore ed erodano margini.
- la strategia a lungo termine della filiera: temi come la sostenibilità, la digitalizzazione e la formazione sono centrali. Ad esempio, Confindustria Moda ha già avviato un piano strategico al 2035 volto al rafforzamento della filiera.
Il risultato registrato da Confindustria Moda evidenzia una fase di rallentamento per l’export della moda italiana nei primi sette mesi del 2025. Non è un crollo, ma è certamente un campanello d’allarme per un settore che ha costruito parte della sua eleganza sul piano internazionale.
Il rilancio richiede una visione integrata: internazionalizzazione, innovazione, sostenibilità e distintività. Solo così il “Made in Italy” potrà tornare a esprimere i valori che lo hanno reso celebre nel mondo.


