Mentre l’attenzione si concentra spesso sull’Italia, la maison francese accelera anche sul fronte nazionale con una strategia discreta ma incisiva e continua a puntare sulla solidità della filiera produttiva europea. Se da tempo gli investimenti in Italia – tra pelletteria, calzature e tessuti pregiati – testimoniano l’interesse per il savoir-faire artigianale del Belpaese, ora la griffe guidata da Leena Nair rafforza anche le proprie radici in Francia. Un piano industriale silenzioso, ma estremamente coerente, volto a blindare il controllo diretto su qualità, competenze e sostenibilità.
Negli ultimi mesi, Chanel ha ampliato la propria rete di siti produttivi in diverse regioni francesi, privilegiando territori meno centrali ma ricchi di tradizione manifatturiera. Dall’Alvernia-Rodano-Alpi alla Bretagna, le nuove aperture rappresentano un doppio investimento: nella continuità del savoir-faire e nel rilancio economico di aree spesso marginalizzate.
Parallelamente, la maison ha intensificato il sostegno alla formazione. Nascono così programmi interni per giovani artigiani, partnership con istituti professionali e iniziative per la trasmissione delle competenze tra generazioni. In un’epoca in cui la carenza di manodopera specializzata minaccia il settore, Chanel risponde costruendo una filiera robusta, radicata e interamente controllata.
Questa strategia si inserisce in un contesto globale in rapido cambiamento, dove le sfide legate alla logistica, all’approvvigionamento e alla trasparenza rendono sempre più preziosa l’integrazione verticale. Chanel, mantenendo la proprietà diretta su gran parte delle sue produzioni, garantisce tracciabilità, controllo e coerenza estetica, senza rinunciare al valore umano della creazione.
Non è una corsa all’espansione, ma una scelta di posizionamento: Chanel non solo difende il proprio DNA, ma rilancia il concetto di lusso come cultura materiale, radicata in luoghi e mani esperte. Un modello industriale che guarda al futuro senza dimenticare l’origine.