Ha vissuto intensamente, sempre al massimo, senza preoccuparsi delle opinioni altrui. Creativo instancabile, ha lasciato un segno indelebile nella fotografia e nella comunicazione, raccontando storie a tinte forti e portando alla luce le contraddizioni della società. Il suo ultimo addio non avrebbe voluto fosse accompagnato da troppe lacrime, anche se accettava l’idea di una commossa partecipazione. La malattia lo aveva messo a dura prova, ma non ne ha mai fatto un segreto: non voleva essere prigioniero del dolore. Toscani è stato un uomo che ha discusso e litigato con molti, ma che ha saputo farsi voler bene da tutti. Oggi il mondo piange la scomparsa di uno dei fotografi più iconici e controversi della storia recente.
La notizia della sua morte è stata resa nota dai familiari con un breve messaggio: “Con immenso dolore annunciamo che Oliviero Toscani ha intrapreso il suo ultimo viaggio il 13 gennaio 2025. Chiediamo rispetto e discrezione in questo momento di lutto. Kirsti Toscani, Rocco, Lola e Ali”.
Nato a Milano e figlio d’arte, Toscani avrebbe compiuto 83 anni il 28 febbraio. La sua passione per la fotografia era evidente già da giovane: la sua prima immagine pubblicata fu un ritratto intenso di Rachele Mussolini, scattato a soli 14 anni. Dopo aver studiato alla prestigiosa Kunstgewerbeschule di Zurigo, ha iniziato a muovere i primi passi nel mondo della pubblicità, settore in cui avrebbe poi rivoluzionato le regole.
I luoghi del cuore di Toscani erano numerosi: Milano, la Toscana, e il Veneto, dove aveva studiato in collegio e forgiato uno dei rapporti più importanti della sua vita, quello con Luciano Benetton. Il legame tra il creativo e l’imprenditore ha portato alla nascita di campagne pubblicitarie rivoluzionarie per il marchio Benetton, che hanno scardinato il concetto tradizionale di pubblicità per diventare vere e proprie provocazioni sociali. Spariva il prodotto, lasciando spazio a messaggi che affrontavano temi complessi come il razzismo, la guerra, la religione e la pena di morte.
Negli anni Ottanta e Novanta, Toscani creò immagini destinate a restare nella memoria collettiva: la donna di colore che allatta un bambino bianco, le manette simbolo di schiavitù, e gli sconvolgenti ritratti di malati di AIDS. Le sue campagne trasformarono il marchio Benetton in un fenomeno globale, sfidando tabù e suscitando dibattiti accesi.
Nel 1994, insieme a Benetton, Toscani fondò Fabrica, un centro creativo pensato per scoprire e sostenere giovani talenti. Tuttavia, la collaborazione tra i due si interruppe bruscamente nel 2000, quando Toscani realizzò una controversa campagna sui detenuti nel braccio della morte. Le immagini di volti segnati da storie drammatiche provocarono uno scandalo tale da costringere l’azienda a prendere le distanze. Nonostante questo, l’amicizia tra Toscani e Benetton non venne mai meno, tanto che nel 2017 tornarono a collaborare insieme per rilanciare il marchio. “È ora di rimettere al centro il colore e la passione, che appartengono alla nostra storia”, dichiarava Toscani all’epoca.
Oliviero Toscani non è stato solo un fotografo, ma un narratore di storie difficili e scomode. Negli ultimi anni, ha parlato apertamente della sua malattia, l’amiloidosi, una condizione degenerativa che non gli lasciava molte speranze. “Vivere prigioniero di una malattia non fa per me”, diceva, lasciando intendere che avrebbe considerato un ultimo viaggio verso la Svizzera per scegliere la propria fine.
Nonostante le sue condizioni sembrassero migliorate durante le feste natalizie, un improvviso peggioramento lo ha portato in ospedale il 10 gennaio. La moglie Kirsti e i figli gli sono rimasti accanto fino alla fine, nella loro casa in Toscana, il rifugio che Toscani amava da decenni.
La sua vita è stata un susseguirsi di premi, polemiche e successi. Toscani ha avuto sei figli e un’esistenza vissuta con la consapevolezza di essere un privilegiato: “La vita è stata generosa con me”, diceva spesso. Il mondo perde un artista ribelle, un uomo che ha saputo vedere oltre le apparenze e che ha sempre avuto il coraggio di raccontare la verità attraverso il suo obiettivo.
Un addio al genio maledetto che ha saputo trasformare la fotografia in una forma di denuncia sociale.