Si terrà il 14 novembre prossimo davanti al Tribunale di Parma l’udienza per l’azienda Cris Conf proprietaria del brand Pinko, per avviare una trattativa con i creditori. Il giudice dovrà decidere se ratificare l’istanza delle misure protettive al patrimonio, procedura prevista dal codice della crisi di impresa e dell’insolvenza, che ha sostituito la vecchia legge fallimentare. Solo con la ratifica l’azienda di Fidenza, nel Parmense, che ha lanciato a livello internazionale a metà degli anni Ottanta il marchio Pinko, potrà avviare il negoziato con i creditori per tentare di uscire dalla crisi di liquidità in cui versa. Una crisi che viene a scuotere il mondo della moda made in Italy.
“Ma in questo modo – spiega al Sole 24 Ore Sido Bonfatti, l’esperto nominato da una apposita commissione della Camera di Commercio di Bologna – l’azienda si è tutelata mettendo sullo stesso piano i creditori. Avrà dodici mesi di tempo per raggiungere un accordo”. Se il tribunale di Parma darà il via libera Bonfatti, avvocato e docente di Diritto Fallimentare all’Università di Modena e Reggio Emilia, svolgerà un ruolo di advisor, mediatore tra le parti. Solo una intesa permetterà di scongiurare scenari peggiori, da un drastico piano di risanamento a un concordato preventivo. Concordato che, a differenza della procedura scelta, la sottoporrebbe a vincoli e controlli.
L’istanza presentata preclude ai creditori una richiesta di fallimento e garantirebbe all’azienda indipendenza nella gestione e amministrazione. Un duro colpo per i sindacati che, attraverso l’associazione degli Industriali di Parma, hanno chiesto un incontro urgente all’azienda.
Cris Conf, che non ha voluto commentare il ricorso alla procedura per tentare di uscire dalla crisi, conta 550 dipendenti.
“Tutto il sistema moda è in crisi- afferma al Sole 24 Ore Davide Doninotti, segretario provinciale della Filctem-Cgil di Parma- ma parliamo di un’impresa che non ha mai fatto richiesta di cassa integrazione. Avevamo già convocato per altri motivi un’assemblea per i primi di novembre. Ora dovremo capire quale è la reale situazione. La preoccupazione riguarda anche la filiera. Quando un marchio così importante va in crisi, emergono inevitabilmente dei contraccolpi. All’azienda fa capo una rete di 250 store, tra i quali 95 punti vendita a gestione diretta in Cina, che stanno risentendo pesantemente del crollo dei consumi nel gigante asiatico. Cris Conf è stata fondata da Pietro Negra, attuale presidente del cda, e dalla moglie Cristina Rubini, produttrice di alcuni marchi di moda. Dapprima Pinko si rivolgeva alla moda pronta, fino al cambiamento verso il pret-à-porter femminile. Ma è dall’inizio degli anni Duemila che si assiste al varo si un piano di espansione a livello internazionale, con la distribuzione anche all’estero tramite una rete di punti vendita diretti e in franchising. Il brand viene a essere presente in 800 multimarca e 70 boutique monomarca, conoscendo una crescita notevole.
Pinko ha già attraversato già delle fasi di crisi, come quella di dieci anni fa quando annunciò un taglio di 40 posti di lavoro. Oltre 220 milioni, secondo il Sole 24 Ore, l’ultimo bilancio disponibile risalente al 2002.