Il casale di Santa Maria Nova, all’interno della Villa dei Quintili, ospiterà fino al 13 ottobre prossimo la rassegna “L’Appia è moderna”, un’esposizione promossa dal Parco Archeologico dell’Appia antica e dalla Direzione generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.
Missione della mostra e dei suoi curatori architetti e storici dell’arte, Claudia Conforti, Roberto Dulio, Simone Quilici e Ilaria Sgarbozza, è quella di immettere l’Appia Antica nel flusso della contemporaneità, concentrandosi sul XX secolo, fino ai giorni nostri.
Il titolo fa emergere l’intenzione, “L’Appia è moderna” e la mostra abbraccia varie discipline, tra cui l’arte, l’architettura, il cinema e il paesaggio.
Il sito nel quale è collocata è di straordinario fascino, villa dei Quintili ha, infatti, origini romane, ha attraversato il Medio Evo e la sua stratificazione non si è mai interrotta.
Dopo una proprietà secolare da parte dei monaci olivetani, nel 1950 il conte Jacopo Marcello ne affidò all’architetto Luigi Moretti la ristrutturazione, ancora oggi riconoscibile nelle aperture longitudinali realizzate nella muratura antica. Il nome di Moretti ritorna nelle immagini fotografiche, conservate all’Archivio Centrale dello Stato, che documentano la perduta garconnière che l’architetto allestì all’interno delle mura romane e della Porta di San Sebastiano per il gerarca fascista Ettore Muti, volontario negli arditi, seguace di Gabriele d’Annunzio nell’impresa di Fiume e pilota nella guerra di Spagna.
Un ampio spazio nel percorso espositivo è dedicato al tema del cinema, che ha avuto un legame fortissimo con l’Appia Antica, come si desume dalle decine di film quali il ‘Disprezzo’ di Jean Luc Godard del 1962, ‘Sua eccellenza si fermò a mangiare’ di Mario Mattoli. D’altronde l’ultimo proprietario del Casale di Santa Maria Nova, acquistato dallo Stato nel 2008, fu il produttore cinematografico Evan Ewan Kimble, il quale lo abbandonò per la presenza di un fantasma, pare quello della figlia di Cicerone, Tulliola. Il Casale divenne il set cinematografico di diversi film e fu abitato anche da Klaus Kinski, che vi visse in compagnia della figlia Nastassja.
Il percorso espositivo coniuga in modo molto efficace architettura e cinema, protagonista in molte ville sull’Appia antica e nei dintorni, appartenute a personaggi quali Domenico Modugno e Gina Lollobrigida. Sono anche presenti in mostra immagini inedite, tre delle otto commissionate al fotografo Francesco Jodice, che mostrano la sfarzosa residenza, oggi abbandonata, voluta dal produttore Dino De Laurentis e affidata nella progettazione all’architetto Michele Busiri Vici, abitata dal produttore e dalla moglie Silvana Mangano. Questa villa si riconosce in alcune pellicole dell’epoca, tra cui un episodio, ‘Latin Lover’ di Franco Indovina nel film “I tre volti”, prodotto da De Laurentis.
Tra gli autori in mostra, oltre a Moretti e Busiri Vici, si incontrano Marcello Piacentini, Enrico Del Debbio, Lucio Passerelli e Raffaele De Vico.
Ultimo episodio progettuale dell’Appia versione Novecento è il viadotto realizzato da Sergio Musmeci poco fuori Porta San Sebastiano, agli inizi degli anni Ottanta.
La mostra concede anche spazio al Sacrario delle Fosse Ardeatine, il cui concorso per l’Opera venne bandito nel settembre 1944, quando la guerra stava ancora devastando gran parte d’Italia. La colossale lastra tombale fu realizzata da Mario Fiorentino e Giuseppe Perugini, contraddistinta da un possente parallelepipedo e una drammatica volumetria astratta inserita nel paesaggio della campagna romana. Sono anche esposti dei materiali preparatori per il cancello in bronzo di Mirko Basaldella, che compare tra i monumenti antichi, e per il gruppo scultoreo sulle tre età dei martiri dell’eccidio, realizzato dallo scultore Francesco Coccia.
L’allestimento della mostra propone anche un’ampia sezione dedicata alle arti figurative, con lavori di Duilio Cambellotti e Giulio Aristide Sartorio, divenuto celebre per aver dipinto il fregio monumentale all’interno della Camera dei Deputati e che visse con la moglie, attrice spagnola, in via di Porta San Sebastiano, dove ambientò il film “Il mistero di Galatea”, girato dall’artista e interpretato dalla consorte tra il 1918 e il 1919.
Sul versante pittorico sono presenti tele di Francesco Trombadori e Carlo Socrate e viene rievocata la vicenda relativa alla galleria d’arte contemporanea “Appia Antica”, animata dal talento del poeta artista Emilio Villa e frequentata da Peggy Guggenheim. La galleria tra gli anni 1957 e 1961 espose opere di artisti delle avanguardie italiane non figurative, tra cui Piero Manzoni e le prime prove del pop italico di Mario Schifano e Renato Mambor. Molti i materiali d’autore presenti, tra cui le fotografie dei volti dei protagonisti di un tempo, quale Margherita Sarfatti, una delle maggiori critiche d’arte tra le due guerre, a lungo legata sentimentalmente a Mussolini.