Anno nero per la vendemmia 2023, almeno in termini di volumi. Lo scorso anno la produzione vitivinicola italiana è rimasta ferma a 38,3 milioni di ettolitri, registrando un calo del 23,2% sui volumi 2022. Lo hanno certificato i dati ufficiali inviati dal Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste alla Direzione generale dell’agricoltura e dello sviluppo rurale della commissione europea.
La contrazione, senza precedenti dal 1947, è stata determinata in particolare dagli attacchi della peronospora, malattia fungina provocata dalle frequenti piogge che ha colpito molti vigneti soprattutto del Centro-Sud. L’estate settembrina, se da una parte ha ulteriormente alleggerito il prodotto, dall’altra ha influito positivamente sulla qualità delle uve.
Guardando i dati europei, pubblicati dalla Direzione Generale Agricoltura e Sviluppo Rurale Ue, che prendono in considerazione tredici Paesi (Repubblica Ceca, Grecia, Spagna, Francia, Croazia, Italia, Cipro, Ungheria, Olanda, Austria, Portogallo, Romania, Slovacchia), si nota come l’Italia aveva prodotto un anno fa 50,1 milioni di ettolitri. Un calo non generalizzato a livello continentale perché la Francia, che ha chiuso la vendemmia con 48,1 milioni di ettolitri superando l’Italia come primo produttore, nel 2022 aveva oltrepassato i 44 milioni di ettolitri, mentre la Spagna va giù con 32,1 milioni di ettolitri contro i 40,7 del 2022. In generale, nei 13 Paesi europei presi in considerazione, la produzione è di 138,9 milioni di ettolitri del 2023, contro i 165,6 milioni del 2022.