Calano denominazioni e vini rossi, aumenta a doppia cifra lo sfuso. Su l’Unione Europea, giù l’extra Ue. È questo il quadro, in estrema sintesi, dell’export di vino italiano nel 2023. Secondo le elaborazioni dell’Osservatorio Uiv-Ismea su base Istat, nell’anno è stata registrata una flessione tendenziale dell’1% nei volumi a 21,4 milioni di ettolitri e dello 0,8% nei valori, a poco meno di 7,8 miliardi di euro.
In termini geografici, l’Unione Europe cresce sia a volume (+5,6%) sia a valore (+4,1 per cento). Di contro, cala l’extra-Ue con un -7,5% volume e -4% valore. Al +8,4% a volume della Germania (forte del boom dello sfuso) e Francia (+6,7%), fanno da contraltare Usa (-9,1%), Uk (-1,8%), Svizzera (-3,6%), Canada (-11,3%), Giappone (-13,4%) e Cina (-22,3 per cento).
Nello specifico, i vini fermi hanno registrato un calo a volume del 5% e a valore del 3,6% a 4,5 miliardi, con quelli a denominazione in bottiglia a -6,2% a volume per le Dop e a -4,3% per le Igp (la Francia, per fare un paragone, ha chiuso rispettivamente a -11% e -8 per cento). Continuano a soffrire i rossi che scendono dell’8% per le Dop, del 6% nel caso delle Igp e del 9% per i vini comuni in bottiglia. Considerando le principali regioni italiane, sono in calo i rossi Dop veneti (-12,5% a volume), i toscani (-10,5%), i piemontesi (-5,5 per cento). In ogni caso, chiudono in flessione anche i bianchi, che vedono i Dop a -4,7% e gli Igp a -1,3 per cento.
Di contro, il 2023 ha visto un forte incremento di vini sfusi (+12%), destinati soprattutto alla Germania, la cui incidenza sulla tipologia pesa per quasi 2/3 delle esportazioni.
Gli spumanti vanno invece a due velocità: dopo anni di crescita (+223% dal 2010 a oggi), cedono in volume il 2,3% (-1,7% per il Prosecco), a fronte di valori in aumento del 3,3% a 2,2 miliardi (Prosecco a +5,4%) “in un contesto inflazionistico che ha favorito l’ascesa dei prezzi”. In termini di mercati, calano i principali, ovvero Usa (-12%) e Uk (-4,4%), ma si registra “una buona crescita” nell’Est Europa e un “andamento ancora più sostenuto” in Francia (+25 per cento). “Un exploit al quale – si legge nella nota – ha contribuito l’effetto sostituzione dello Champagne con il Prosecco (+21%) anche dettato dal minor potere di acquisto dei consumatori transalpini”.
“Il dato di quest’anno – rileva l’Osservatorio – evidenzia difficoltà determinate non solo da variabili congiunturali ma anche da fattori di ordine strutturale, che sembrano peraltro accomunare tutti i principali Paesi produttori”.