Da Roma a Taormina, esempi di artigianato sartoriale sbocciano lungo tutta la penisola, ritagliandosi un angolo di benessere e creatività all’interno di un’industria dell’alta moda sempre più avida, eclettica e monopolizzata dai grandi marchi.
Lavorazioni a maglia e upcycling incontrano influenze asiatiche o ricami carichi di ironia in capi unici, che non solo sono capaci di trasmettere storie assolutamente personali, quelle di chi li ha realizzati, ma che diventano vere e proprie creazioni su misura, differenti da cliente a cliente.
Il patchwork è tendenza in tutta la penisola ed è il tratto distintivo di molti marchi artigianali, tra cui Cavia, che della sostenibilità ha fatto il proprio mantra, e La récréation, che trasforma materiali scartati in accessori e abbigliamento, mentre a dominare la produzione sartoriale sono le opere all’uncinetto, come i maglioncini di Miria e Moi pour Toi, gli accessori di Elli Vivaldi, nonché i look completi di AlMaCe e LeNereidi.
Per altri creators, invece, è l’Asia a fungere da ispirazione: tessuti, silhouette e filosofie sartoriali dell’Est si ripropongono nei design della moda ultra-femminile di Solipsiste, come il suo celebre gilet Bali, nei kimono milanesi di Laross Unconventional Chic e nelle borse dall’estetica indiana di Liligutt.