‘Imparare a dire di no è imparare a essere liberi’, ‘Se non sei arrabbiato vuol dire che non stai prestando attenzione’, ‘Se non è quello che dovrebbe essere, allora è quello che dovrebbe essere’, ‘La rabbia è un’energia’.
Questi sono i pensieri che guidano la nuova collezione di Simon Cracker. Il mondo versa in condizioni critiche, e la moda non può più permettersi di fare finta di niente. Questa volta il designer vuole che le parole si trasformino in fatti: “siamo ragionevoli e pretendiamo l’impossibile”.
Tutta la collezione è incentrata su una forte ideologia punk, nel senso originale del termine: anticonformismo, definizione della propria identità unica e ‘non allineata’, fuga dalle uniformi e dal pensiero ortodosso, provocazione e presa in giro del sistema. Tutto ciò si traduce in abiti sartoriali incrostati di silicone che si crepa quando vengono indossati, cappotti creati con coperte fatte a mano, maglieria che nasce da scarti e prove di lavorazione, camicie bianche con colletti tagliati alla Peter Pan e colorati di vernice spray, frammenti di vecchi lampadari che diventano gocce di sangue.
Padrino di ‘…But no’ è Jamie Reid, artista, anarchico e Art Director dei Sex Pistols, che ci ha donato alcuni capi del suo brand Ragged Kingdom che sono stati trasformati nei pezzi che chiuderanno la sfilata. La seconda collaborazione è con la designer di maglieria Gaia Segattini e il suo brand Knotwear.
“Gaia, oltre a essere un’amica, è una delle eminenze grigie italiane dell’upcycling e del km. zero, da sempre fervente supporter di brand indipendenti e di moda anti-mainstream. Anche in questa sfilata il nostro casting è fatto di amici di età, genere e fisicità diverse, che completano i loro look con scarpe e accessori del loro abbigliamento quotidiano, per riaffermare con sempre più forza il nostro desiderio di autenticità, fino ad arrivare all’apertura della sfilata, dove un incidente di percorso è diventato parte del racconto.”