Il comparto calzaturiero italiano continua il percorso di recupero post – pandemia registrando nei primi nove mesi del 2022, rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente, un incremento a doppia cifra del fatturato (+13,9% tra le aziende del campione di Associati). È la fotografia scattata dal Centro Studi di Confindustria Moda per Assocalzaturifici che evidenzia anche un aumento dell’export (+23,7% in valore e +11,7% in volume, trainato dalle griffe del lusso), che ha già superato i livelli pre-Covid (con l’eccezione, però, delle scarpe con tomaio in pelle, che presentano un gap del -11% in quantità sul 2019). Risultati premianti nei mercati comunitari (con aumenti nell’ordine del +25% in valore in Francia e Germania), in Nord America (+62%) e in Medio Oriente (+58,5%). Bene fino ad ora anche la Cina, ma soprattutto per l’alto di gamma (+43% in valore, con un +34% nel prezzo medio). Pesanti le conseguenze della guerra in Russia e Ucraina (-32% nei primi 9 mesi nell’insieme, con un -40% dall’inizio del conflitto); tra gli stati dell’ex blocco sovietico cresce il Kazakistan (+33,4%).
Secondo Giovanna Ceolini, Presidente di Assocalzaturifici: “Nonostante l’incremento a doppia cifra del fatturato settoriale 2022, con previsione di ritorno a consuntivo sui livelli pre-pandemia, e i segni positivi in gran parte delle variabili, il forte aumento dei costi erode i margini delle imprese, costrette ad affrontare, oltre ai rincari delle materie prime, la fiammata senza precedenti degli energetici. Permane inoltre una rilevante disomogeneità tra le aziende, con 2 su 5 tuttora con fatturato sotto i valori pre-emergenziali. Gli effetti della crisi appaiono evidenti nei dati relativi alla demografia delle imprese (con 180 chiusure tra i produttori di calzature da inizio anno, tra industria e artigianato, -4,5%), mentre nei livelli occupazionali trovano conferma il rimbalzo già registrato nei primi due trimestri (+2,3%, insufficiente, comunque, a ripianare le perdite subìte nel biennio precedente) e la marcata riduzione, rispetto al 2021, delle ore di cassa integrazione guadagni autorizzate nell’area pelle (-81,6%, con ancora però un +80% sul 2019). Nelle aspettative a breve domina l’incertezza, in un panorama mondiale in cui – dopo il lungo periodo flagellato dalla pandemia – inflazione, caro bolletta e turbolenze geopolitiche minano il clima di fiducia, frenando la domanda di beni”.
Nel report emerge anche la risalita nei consumi interni: +13,3% in spesa gli acquisti delle famiglie, ma ancora -3,5% sulla situazione già largamente insoddisfacente di tre anni addietro. Il contestuale balzo dell’import (+30% quantità) e la propensione al risparmio indotta dal carovita rendono sempre più serrata la competizione sul mercato nazionale, sfavorito anche da una stagione autunnale partita molto in ritardo. Cresce la quota di vendite off-price. In estate ritmo sostenuto dei flussi turistici, ma il recupero nello shopping straniero è ancora parziale.