Basterà fare un giro su Twitter, TikTok o Instagram per imbattersi nell’acronimo IRL, abbreviazione per In Real Life, una frase utilizzata soprattutto dai nativi digitali e da chi è particolarmente attivo sul web per riferirsi alla vita di tutti i giorni, alla vita “reale”, traducendo direttamente dall’inglese.
Un termine che più di ogni altra cosa indica quanto dimensione virtuale e mondo fisico siano ormai ben scissi nella visione della Gen Z, eppure paralleli: esistere online, infatti, non significa (nella maggioranza dei casi) non esistere nella vita reale e lo stesso vale per il contrario.
Tuttavia, una recentissima indagine di Klarna ha rivelato che per quanto riguarda il mondo degli acquisti e dello shopping non si possa applicare lo stesso ragionamento: 8 utenti su 10 appartenenti al gruppo dei Millennials e alla Gen Z si informano sul web prima di recarsi in qualunque store, spesso e volentieri utilizzato solo come luogo di raccolta per un ordine online.
Anche un recente studio diretto da Scandit supporta questa tesi, dipingendo un panorama economico e professionale in cui i marchi, consapevoli di questa scissione tra digitale e fisico, stanno cercando di investire sempre di più in esperienze sia on che offline, nonché in costumer experiences sempre più personali e curate nei minimi dettagli.
Tra le soluzioni più innovative per far ritornare la Gen Z nei negozi fisici emergono la realtà aumentata, capace di dare pieno potere e libertà ai consumatori, e una nuova gestione di quelle che sono le criticità dello shopping non digitale, come la lunghezza delle code e la mancanza di informazioni facilmente reperibili sui capi in vendita.