“Less is more“, affermava l’architetto e designer Ludwig Mies van der Rohe, che con quella semplice affermazione inaugurava un’era di modernismo e semplicità, dove sono le forme a essere protagoniste; una sorta di anti-eccesso e anti-barocco, che ha l’essenziale al centro di ogni processo estetico e creativo.
Similmente, anche il mondo dell’alta moda e del luxury sta scegliendo una strada più minimal, che parte dai singoli loghi e che sbarca poi nelle strategie di comunicazione, di social media management e di campagne di marketing: potremmo dire che oggi l’interfacciarsi dell’industria della moda con i suoi consumatori più giovani si muove su due strade parallele, una essenziale, coinvolgente e pulita, e un’altra assolutamente verde ed ecosostenibile.
Questo “snellimento” dell’immagine high fashion non è una sorpresa, ma è bensì il risultato di un processo che già iniziava nel 2012 (basti pensare al cambio di logo di Saint Laurent, che in quell’anno eliminava il “Yves”) e che oggi ha il suo apice con Ferragamo, che ha rivoluzionato la sua immagine, scegliendo un font elegante, strutturato, quasi sacrale nella sua sobrietà.
Il motivo dietro a questo graduale però efficace cambiamento riguarda proprio le nuove necessità dei singoli brand, che non possono più rivolgere le proprie attenzioni a un’unica fetta di pubblico, ma che devono interfacciarsi con milioni di realtà differenti, pur trasmettendo un singolo messaggio: via quindi a loghi essenziali, a collezioni che si codificano per colori e silhouette (Valentino ne è diventato un maestro con il suo amatissimo rosa) e a un nuovo storytelling, capace di attirare l’interesse del consumatore senza sfarzi o artifizi eccessivi.