Continuano le proteste in Iran per la morte di Mahsa Amini, 22enne tragicamente uccisa dalle forze dell’ordine perchè non indossava correttamente il velo. Dall’ultima settimana, ogni giorno migliaia di persone si riversano per le strade del paese per protestare contro l’eccesso di violenza della polizia e per la propria libertà d’espressione.
E’ in atto anche una protesta sui social: le donne di origini iraniane si tagliano i capelli, in segno di lutto seguendo un’usanza curda.
Anche in Italia si protesta pacificamente: alla Triennale di Milano e al Maxxi di Roma i visitatori possono tagliarsi una ciocca di capelli e depositarla in una teca trasparente che una volta riempita verrà consegnata al consolato iraniano, come simbolo del sostegno alla battaglia delle donne in Iran.
Stefano Boeri, presidente della Triennale, spiega la sua iniziativa “Mi è venuto in mente di farlo dopo aver parlato con alcune studentesse iraniane del Politecnico ad Artweek. Sono state loro a chiedermi di fare qualcosa”. L’ha seguito la presidentessa del Museo nazionale delle arti del XXI, Giovanna Melandri.
Lola, una 29enne iraniana che vive in Italia da 12 anni, commenta “Questa idea è commovente. Non posso dire il mio cognome perché tutti i miei parenti sono lì, quello è il mio Paese, io ci torno almeno due volte l’anno. E sì, quando arrivo all’aeroporto, sono obbligata a tirare fuori l’hijab e metterlo correttamente, coprendo tutti i capelli. Lo so che sembra assurdo qui, ma se non lo fai, rischi molto da noi. Quindi, in questi giorni dolorosissimi, è molto importante che anche a livello internazionale si faccia qualcosa a sostegno delle donne iraniane.”
Intanto in Iran è in corso una dura repressione. Secondo l’ong Iran Human Rights, le vittime sono finora 76, ma il numero potrebbe essere più alto. Quasi tremila arresti solamente a Teheran, riporta IranWire, tra cui giornalisti e studenti. Tra le vittime identificate, la ventenne Hadis Najafi è stata uccisa con sei colpi di arma da fuoco, dichiara la famiglia, per mano della polizia. “Le forze di sicurezza hanno esortato in modo aggressivo la famiglia di Hadis Najafi ad astenersi dal dichiarare che è stata uccisa in una sparatoria, dichiarando invece cause naturali per la morte”, riporta radio Zamaneh.