La donna Ferragamo nasce sotto la neodirezione tecnica di Maximilian Davis, il nuovo ceo creativo al suo primo show, andato in scena all’Ex Seminario Arcivescovile di Milano, manda in passerella una collezione che rende omaggio alla storia hollywoodiana del brand.
Una tenda rossa come un sipario fa da quinta all’ingresso sulla grande corte che il defilé. Lo storico spazio manierista del Seminario arcivescovile è tappezzato di sabbia rossa, come nel colore del logo svelato nei giorni scorsi.
“Questo brand per me significa energia. Per questo ho scelto i colori dell’alba e del tramonto per la collezione”, spiega il nuovo creativo Maximilian Davis. “Prima di entrare in Ferragamo ho lavorato su toni piuttosto cupi. Ora avevo voglia di solarità e di rileggere l’heritage importante di questa maison”.
La collezione è tutta un rimando di collegamenti tra Firenze e Hollywood, con un approccio fresco e moderno che rispolvera elementi essenziali della quotidianità – canotte, polo, leggings. Ecco allora maglie trasparenti e abiti in seta o con strati di organza, lavorati con la tecnica del drappeggio fiorentino. Ai piedi, sandali in camoscio derivati dall’estetica rinascimentale.
La collezione è cosparsa di cristalli che ricordano lo scintillio delle scarpe rosse create da Ferragamo nel 1959 per Marilyn Monroe. Poi ci sono i classici del tailoring, con proporzioni impeccabili e tessuti solitamente dedicati all’abbigliamento femminile. Il simbolo è il tuxedo con la camicia in organza di seta e popeline di cotone priva di colletto e maniche.
Lo show, che in prima fila vede seduta come guest anche Naomi Campbell, si apre con uscite quasi gemelle di trench oversize per lui e per lei. In un gioco di rimandi tra maschile e femminile.
Non casuale la location. Qui, dove Carlo Borromeo fondò un grande seminario, sorgerà a breve un grand’hotel della famiglia Ferragamo (il portrait hotel della Lungarno collection)
Sarà in effetti un grande spazio con ristoranti e store, che coinvolgerà anche Antonia. Uno show, insomma, che lancia un messaggio di un’alba.
“Ho voluto rendere omaggio all’inizio del percorso di Salvatore portando al centro della scena la cultura di Hollywood, della nuova Hollywood. La sua sensualità e la sua semplicità, i suoi tramonti e le sue albe” chiosa Davis.