Inizia più di cinquant’anni fa la storia del Pride Month, durante la notte del 27 e 28 giugno, un momento storico, ma terrificante e sanguinario per la comunità LGBTQ+ dell’epoca, che ha segnato inevitabilmente un capitolo della storia mondiale.
È il 1969 e il Greenwich Village di New York, storico quartiere gay della Grande Mela, si anima grazie alla vita notturna, tra musica, luci e risate. Tra i locali più attivi della nottata c’è lo Stonewall Inn, alla cui porta, a breve, arriverà una pattuglia di agenti della polizia, con l’obbiettivo di arrestare tutti gli avventori privi di documenti o vestiti con abiti del genere opposto; non era ovviamente la prima volta che la polizia newyorkese procedeva con arresti del genere, che rappresentavano la norma negli Stati Uniti dell’epoca.
Tuttavia, quella notte le cose andarono diversamente: la folla si schierò contro la polizia, opponendo resistenza alla lunga serie di soprusi con cui la comunità aveva dovuto convivere per anni, e tre figure essenziali, ora iconiche e indimenticabili, sfidarono le autorità.
Da quel momento il 28 giugno è eternamente legato ai nomi di Sylvia Rivera e Marsha P. Johnson, donne transgender, e della performer Stormé DeLarverie, dichiaratamente lesbica, una trinità comunitaria del mondo LGBTQ+, che nella data dell’anno zero dell’orgoglio omosessuale tornano nella mente di tutto il mondo.