“La guerra in Ucraina ha riattivato un dolore post trauma che ho portato con me sin dal 1993, quando la stessa cosa è successa nel mio Paese e io sono diventato un eterno rifugiato. Eterno perché c’è qualcosa che resta per sempre con te. La paura, la disperazione, la consapevolezza che nessuno ti voglia. Ma ho anche realizzato quello che realmente conta nella mia vita, le cose più importanti, come la vita stessa e l’amore e la compassione tra gli uomini.
È per questo che lavorare allo show questa settimana è stato estremamente difficile per me. Perché in un momento come questo la moda perde il suo peso e il suo diritto di esistere. La fashion week sembra qualcosa di assurdo. Ho pensato a un certo punto di cancellare lo show sul quale ho lavorato duramente con il mio team e che tutti aspettavamo. Ma poi ho realizzato che farlo avrebbe significato arrendersi al male che mi ha già ferito così tanto per quasi 30 anni. Ho deciso che non posso più sacrificare parti di me per questa guerra di ego senza senso e senza cuore.
Questo show non necessita spiegazioni. È una dedica al non aver paura, alla resistenza, alla vittoria dell’amore e della pace”.
Con questo messaggio, Demna Gvasalia CEO creativo di Balenciaga, apre la sfilata della maison.
Tutto si svolge in una grande sala circolare chiusa da alte vetrate e avvolta da vento, neve, e colpi di fulmine.
Le situazioni climatiche complicano la camminata dei modelli, con grandi stivali cuissard oversize e tacco a spillo. Le borse sembrano garbage bag in quel nero lucido inconfondibile, gli strascichi degli abiti da sera diventano aquiloni (a causa del vento) e volano via.
Una passerella che richiama, visto il momento, la fuga del popolo ucraino. “Io mi ci sono visto quando anni fa camminavo per un sentiero verso un rifugio”, ha continuato Gvasalia.
Balenciaga e Demna Gvasalia continuano a provare che la moda non può staccarsi dall’immaginazione di un mondo che è destinato a rinnovarsi, semplicemente perché è costruito dagli esseri umani che sono fatti per inseguire la conoscenza e non per opprimere i loro compagni di viaggio.