La prima collezione Diesel disegnata da Glenn Martens non delude le aspettative.
Alla sua nomina il ceo creativo ha dichiarato che per lui il brand è «un sinonimo di radicalità, onestà ed ottimismo che ha contribuito a definire il modo in cui vediamo il futuro. La sua voce unica ne ha fatto un’icona mondiale».
Il focus della collezione è sul denim rivisitato in quattro capitoli di una storia scritta per sedurre le nuove generazioni. C’è la tela di Genova nella sua essenza più pura. Poi c’è il mondo utility, dove il denim viene trasformato per costruire divise da cat woman. E a parte qualche microabito, minigonne con spacco e reggiseni a vista, il resto della collezione può agevolmente passare dal guardaroba femminile a quello maschile in una convivenza più che pacifica, perché praticata oltre che auspicata.
Il Colore si posa anche sui volti tingendoli di azzurro, verde e giallo. E, infine, protagonista è la craftmanship intesa come sperimentazione spinta sui volumi e sulle costruzioni.
Il debutto del CEO creativo, si può definire positivo, Glenn Martens si è appoggiato sull’heritage Diesel senza incutere alcuna nostalgia, ma revisionandolo oltre i suoi confini.